La pellicola cinematografica sembra destinata a morte certa, decretando la scomparsa dei film che custodisce. In questa tesi si intende ricostruire i passaggi, i pensieri e i momenti che hanno interessato la storia della pellicola (nonché contribuito a scriverne il finale), orientandola verso il decesso o la salvezza delle opere cinematografiche, in relazione alla trasformazione del cinema sotto l’aspetto di valorizzazione artistica e culturale, di funzione sociale e di sviluppo tecnologico. Se agli inizi del Novecento, le pellicole venivano, quando non deteriorate da incendi accidentali, deliberatamente distrutte come strumenti “usa e getta”, utili alla produzione di nuovi oggetti, la loro scomparsa, oggi, ha una risonanza diversa per la differente agnizione a cui l’associamo. Nonostante “la vittoria” del digitale, il supporto in pellicola rimane tutt’oggi l’emblema per eccellenza del mondo cinematografico: rappresenta un’epoca ormai passata, attraverso un simbolismo carico di quei valori storici e culturali che, in tal senso, vengono esaltati alla sua morte. Nel tempo, inoltre, il cinema sviluppa un’importanza sociale, costruendo un rapporto con il proprio pubblico. Tuttavia, il processo di smaterializzazione del cinema digitale rende la relazione tra lo spettatore e il film ferma ad una dimensione onirica. In tal senso, la tangibilità della pellicola è un valore insostituibile, capace di dare forma, concretezza al film. Sul legame spettatore e cinema, si basano le attività artigianali di recupero della pellicola: una ridefinizione della destinazione d’uso che, anche se decontestualizzata, mantenga la sua dualità come entità fisica e come narrazione immaginaria. Una sorta di ritorno all’origine, al ciclo, o ri-ciclo, naturale della pellicola: una trasfigurazione da film ad oggetti di uso comune, ma che oggi assumono tutt’altro significato.

Il (Ri)ciclo della pellicola: da film a oggetti di uso comune

REA, ANTONELLA
2022/2023

Abstract

La pellicola cinematografica sembra destinata a morte certa, decretando la scomparsa dei film che custodisce. In questa tesi si intende ricostruire i passaggi, i pensieri e i momenti che hanno interessato la storia della pellicola (nonché contribuito a scriverne il finale), orientandola verso il decesso o la salvezza delle opere cinematografiche, in relazione alla trasformazione del cinema sotto l’aspetto di valorizzazione artistica e culturale, di funzione sociale e di sviluppo tecnologico. Se agli inizi del Novecento, le pellicole venivano, quando non deteriorate da incendi accidentali, deliberatamente distrutte come strumenti “usa e getta”, utili alla produzione di nuovi oggetti, la loro scomparsa, oggi, ha una risonanza diversa per la differente agnizione a cui l’associamo. Nonostante “la vittoria” del digitale, il supporto in pellicola rimane tutt’oggi l’emblema per eccellenza del mondo cinematografico: rappresenta un’epoca ormai passata, attraverso un simbolismo carico di quei valori storici e culturali che, in tal senso, vengono esaltati alla sua morte. Nel tempo, inoltre, il cinema sviluppa un’importanza sociale, costruendo un rapporto con il proprio pubblico. Tuttavia, il processo di smaterializzazione del cinema digitale rende la relazione tra lo spettatore e il film ferma ad una dimensione onirica. In tal senso, la tangibilità della pellicola è un valore insostituibile, capace di dare forma, concretezza al film. Sul legame spettatore e cinema, si basano le attività artigianali di recupero della pellicola: una ridefinizione della destinazione d’uso che, anche se decontestualizzata, mantenga la sua dualità come entità fisica e come narrazione immaginaria. Una sorta di ritorno all’origine, al ciclo, o ri-ciclo, naturale della pellicola: una trasfigurazione da film ad oggetti di uso comune, ma che oggi assumono tutt’altro significato.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/101856