Negli ultimi anni si è sempre più sentito parlare della sindrome compartimentale nel motociclismo, in particolare in ambito agonistico nelle diverse categorie del Motomondiale. Questo elaborato si pone di informare, descrivere e porre l’attenzione su una delle patologie che più affligge i piloti di moto: la sindrome compartimentale cronica da sforzo (SCC). Per comprendere le molteplici variabili che possono influire sullo scaturire della sindrome occorre analizzare le dinamiche coinvolte da un punto di vista più generale, esaminando il modello prestativo del motociclista. Per “sindrome compartimentale” si fa riferimento ad un aumento pressorio all’interno di uno o più compartimenti oltre i limiti fisiologici, che causa sintomatologia dolorosa. È importante differenziarla dalle forme acuta (SCA) e acuta da sforzo (AECS) che subentrano in situazioni differenti e comportano danni gravi e irreversibili. La sezione anatomica dell’avambraccio risulta molto complessa, sono numerose le ossa, le articolazioni ed i muscoli che ne fanno parte. Questi ultimi sono raggruppati in compartimenti fasciali, dei quali quello maggiormente colpito dalla SCC risulta essere il compartimento anteriore superficiale. In questo compartimento rientrano il flessore superficiale delle dita e il flessore radiale del carpo: i due muscoli che hanno presentato una maggiore attivazione durante monitoraggio EMG (elettromiografia) negli studi esaminati. La manifestazione della SCC risulta fortemente associata alla ripetizione di una contrazione senza sufficiente tempo di recupero. Le conseguenze sono una serie di episodi ischemici ricorrenti e reversibili all’interno di uno spazio fibro-osseo chiuso, che porta ad una ridotta perfusione tissutale e dolore ischemico. In generale una pressione ≥ 30 mmHg in uno qualsiasi dei compartimenti dell’avambraccio supporta una diagnosi di SCC. Nella guida di una motocicletta sono molte le variabili che possono influire lo scaturire della sindrome. In questo elaborato sono state analizzate le forze fisiche presenti durante la guida di una moto. Le forze centrifughe e centripete permettono al pilota di mantenere una traiettoria in curva, mentre per opporsi a forza di gravità e forza normale il corpo utilizza la forza muscolare. Quest’ultima è calciodipendente e richiede dispendio energetico, pertanto strettamente legata alla fatica. È stato appurato come l’affaticamento sia disabilitante per le funzioni fisiche e cognitive. L'affaticamento dei muscoli dell'avambraccio destro è particolarmente rilevante dato il loro ruolo funzionale in frenata e accelerazione. Il motociclismo risulta essere uno sport ad alto impegno energetico e psico-fisico, vengono raggiunte percentuali di Fcmax (frequenza cardiaca massima) oltre il 90% e valori di lattato prodotti fino a (5,6 ± 2,1 mmol/l). Nella sezione dedicata alla storia del motociclismo e delle competizioni viene trattato l’avanzamento tecnologico ed una particolare attenzione è stata riservata all’aumento delle velocità. Ad oggi si raggiungono velocità superiori a 350 km/h e frenate che comportano sollecitazioni inerziali sopra i 10 ms-2. Lo stile di guida si è adattato alle performance, pertanto è stata confrontata la postura del pilota, cambiata ed estremizzata nel corso degli anni per ottenere prestazioni migliori. Altro punto spesso trascurato ed importante è l’organizzazione dei weekend di gara: sempre più serrati e numerosi. Questo comporta un carico di lavoro sempre maggiore...
"Motociclismo e sindrome compartimentale: una condizione sempre più frequente"
BONINO, ANDREA
2022/2023
Abstract
Negli ultimi anni si è sempre più sentito parlare della sindrome compartimentale nel motociclismo, in particolare in ambito agonistico nelle diverse categorie del Motomondiale. Questo elaborato si pone di informare, descrivere e porre l’attenzione su una delle patologie che più affligge i piloti di moto: la sindrome compartimentale cronica da sforzo (SCC). Per comprendere le molteplici variabili che possono influire sullo scaturire della sindrome occorre analizzare le dinamiche coinvolte da un punto di vista più generale, esaminando il modello prestativo del motociclista. Per “sindrome compartimentale” si fa riferimento ad un aumento pressorio all’interno di uno o più compartimenti oltre i limiti fisiologici, che causa sintomatologia dolorosa. È importante differenziarla dalle forme acuta (SCA) e acuta da sforzo (AECS) che subentrano in situazioni differenti e comportano danni gravi e irreversibili. La sezione anatomica dell’avambraccio risulta molto complessa, sono numerose le ossa, le articolazioni ed i muscoli che ne fanno parte. Questi ultimi sono raggruppati in compartimenti fasciali, dei quali quello maggiormente colpito dalla SCC risulta essere il compartimento anteriore superficiale. In questo compartimento rientrano il flessore superficiale delle dita e il flessore radiale del carpo: i due muscoli che hanno presentato una maggiore attivazione durante monitoraggio EMG (elettromiografia) negli studi esaminati. La manifestazione della SCC risulta fortemente associata alla ripetizione di una contrazione senza sufficiente tempo di recupero. Le conseguenze sono una serie di episodi ischemici ricorrenti e reversibili all’interno di uno spazio fibro-osseo chiuso, che porta ad una ridotta perfusione tissutale e dolore ischemico. In generale una pressione ≥ 30 mmHg in uno qualsiasi dei compartimenti dell’avambraccio supporta una diagnosi di SCC. Nella guida di una motocicletta sono molte le variabili che possono influire lo scaturire della sindrome. In questo elaborato sono state analizzate le forze fisiche presenti durante la guida di una moto. Le forze centrifughe e centripete permettono al pilota di mantenere una traiettoria in curva, mentre per opporsi a forza di gravità e forza normale il corpo utilizza la forza muscolare. Quest’ultima è calciodipendente e richiede dispendio energetico, pertanto strettamente legata alla fatica. È stato appurato come l’affaticamento sia disabilitante per le funzioni fisiche e cognitive. L'affaticamento dei muscoli dell'avambraccio destro è particolarmente rilevante dato il loro ruolo funzionale in frenata e accelerazione. Il motociclismo risulta essere uno sport ad alto impegno energetico e psico-fisico, vengono raggiunte percentuali di Fcmax (frequenza cardiaca massima) oltre il 90% e valori di lattato prodotti fino a (5,6 ± 2,1 mmol/l). Nella sezione dedicata alla storia del motociclismo e delle competizioni viene trattato l’avanzamento tecnologico ed una particolare attenzione è stata riservata all’aumento delle velocità. Ad oggi si raggiungono velocità superiori a 350 km/h e frenate che comportano sollecitazioni inerziali sopra i 10 ms-2. Lo stile di guida si è adattato alle performance, pertanto è stata confrontata la postura del pilota, cambiata ed estremizzata nel corso degli anni per ottenere prestazioni migliori. Altro punto spesso trascurato ed importante è l’organizzazione dei weekend di gara: sempre più serrati e numerosi. Questo comporta un carico di lavoro sempre maggiore...File | Dimensione | Formato | |
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