Fisicamente deboli, moralmente fragili, tentatrici amanti delle tenebre e perfide per natura, così venivano considerate da molti autori di testi morali le donne nel Medioevo. L’obbiettivo di questa tesi è quello di presentare la situazione femminile nell’età di mezzo tra la storia antica e la storia moderna, mostrando quanto il patriarcato abbia cercato di annullare la figura femminile e puntando i riflettori sulle donne che hanno dimostrato forza, intelligenza e soprattutto coraggio ad andare contro le norme sociali per vivere il tipo di esistenza che sceglievano per sé stesse e rivendicare le posizioni di potere tradizionalmente riservate ai maschi. Nel primo capitolo viene presentata la visione generale della donna nel medioevo, si parla dunque di come le donne fossero considerate degli esseri inferiori, per loro specifica natura, rispetto all’uomo, da proteggere dal mondo esterno e da loro stesse. A generare questi sentimenti di diffidenza, paura e odio, certamente venne dato un contributo importante dalla Chiesa e dai suoi predicatori: appartenere al genere femminile nel medioevo di per sé era già una colpa perché le donne sono le eredi dell’errore primordiale di Eva, che aveva condotto Adamo al peccato originale. Il primo capitolo poi continua con l’analisi della vita matrimoniale, ovvero il destino di ogni donna nel medioevo che, essendo sottoposta all’uomo, nel matrimonio doveva servirlo con ubbidienza e fedeltà assoluta, doveva solo essere passiva e non cercare di dominare sull’uomo, ma sottomettersi a lui, altrimenti veniva condannata dall’intera società. Le donne delle famiglie benestanti o nobili erano spesso della merce di scambio, da dare in matrimonio per poter sancire alleanze tra famiglie potenti e poterne trarre beneficio. Con la nascita dell’amor cortese la visione della donna riesce a migliorare, dandole più dignità, venendo considerata più come una persona che come una proprietà. Il secondo capitolo si propone invece di analizzare la situazione sociale della donna, quindi le possibilità lavorative e d’istruzione, questo perché vi fu una netta delimitazione nella divisione del lavoro tra uomini e donne. Le lavoratrici non potevano ad esempio contrattare i propri servizi lavorativi senza la previa approvazione del marito; inoltre le donne nel medioevo non ricevevano un’istruzione a meno che non decidessero di dedicarsi alla vita monastica, soprattutto in conseguenza del fatto che si riteneva che le donne dovessero sottostare all’uomo e l’istruzione avrebbe dato loro modo di ritagliarsi un margine di autonomia e indipendenza intellettuale che non avrebbe fatto comodo agli uomini di quell’epoca. Infine nel terzo capitolo viene ritagliato uno spazio per alcune delle donne che hanno fatto la differenza opponendosi alla tradizione patriarcale di quegli anni, prendendo il controllo del loro destino per essere indipendenti e uguali agli uomini, dimostrando quindi che il valore di una persona non è dato dal genere, a contrario di ciò che la società era portata a pensare.

Le donne nel Medioevo

COSTA, FRANCESCA
2022/2023

Abstract

Fisicamente deboli, moralmente fragili, tentatrici amanti delle tenebre e perfide per natura, così venivano considerate da molti autori di testi morali le donne nel Medioevo. L’obbiettivo di questa tesi è quello di presentare la situazione femminile nell’età di mezzo tra la storia antica e la storia moderna, mostrando quanto il patriarcato abbia cercato di annullare la figura femminile e puntando i riflettori sulle donne che hanno dimostrato forza, intelligenza e soprattutto coraggio ad andare contro le norme sociali per vivere il tipo di esistenza che sceglievano per sé stesse e rivendicare le posizioni di potere tradizionalmente riservate ai maschi. Nel primo capitolo viene presentata la visione generale della donna nel medioevo, si parla dunque di come le donne fossero considerate degli esseri inferiori, per loro specifica natura, rispetto all’uomo, da proteggere dal mondo esterno e da loro stesse. A generare questi sentimenti di diffidenza, paura e odio, certamente venne dato un contributo importante dalla Chiesa e dai suoi predicatori: appartenere al genere femminile nel medioevo di per sé era già una colpa perché le donne sono le eredi dell’errore primordiale di Eva, che aveva condotto Adamo al peccato originale. Il primo capitolo poi continua con l’analisi della vita matrimoniale, ovvero il destino di ogni donna nel medioevo che, essendo sottoposta all’uomo, nel matrimonio doveva servirlo con ubbidienza e fedeltà assoluta, doveva solo essere passiva e non cercare di dominare sull’uomo, ma sottomettersi a lui, altrimenti veniva condannata dall’intera società. Le donne delle famiglie benestanti o nobili erano spesso della merce di scambio, da dare in matrimonio per poter sancire alleanze tra famiglie potenti e poterne trarre beneficio. Con la nascita dell’amor cortese la visione della donna riesce a migliorare, dandole più dignità, venendo considerata più come una persona che come una proprietà. Il secondo capitolo si propone invece di analizzare la situazione sociale della donna, quindi le possibilità lavorative e d’istruzione, questo perché vi fu una netta delimitazione nella divisione del lavoro tra uomini e donne. Le lavoratrici non potevano ad esempio contrattare i propri servizi lavorativi senza la previa approvazione del marito; inoltre le donne nel medioevo non ricevevano un’istruzione a meno che non decidessero di dedicarsi alla vita monastica, soprattutto in conseguenza del fatto che si riteneva che le donne dovessero sottostare all’uomo e l’istruzione avrebbe dato loro modo di ritagliarsi un margine di autonomia e indipendenza intellettuale che non avrebbe fatto comodo agli uomini di quell’epoca. Infine nel terzo capitolo viene ritagliato uno spazio per alcune delle donne che hanno fatto la differenza opponendosi alla tradizione patriarcale di quegli anni, prendendo il controllo del loro destino per essere indipendenti e uguali agli uomini, dimostrando quindi che il valore di una persona non è dato dal genere, a contrario di ciò che la società era portata a pensare.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/101585