Questa tesi è un'analisi della correlazione che esiste tra l'intelligence militare e le attività contro-insurrezionali. In effetti, è ragionevole affermare che un'efficace, accurata e tempestiva analisi intelligence è fondamentale per la condotta di qualsiasi conflitto armato. Questo non è, tuttavia, un concetto troppo moderno: pur se dichiaratamente antiquati e singolari, i primi principi inerenti l'attività informativa, sono ancora validi. Federico il Grande, ad esempio, considerò sempre molto importante ottenere notizie sul Paese del potenziale nemico e la sua idea che la "conoscenza di un Paese è per un generale quello che un fucile è per un fante, e le regole di aritmetica sono per un geometra" è tanto valida oggi quanto lo era nella metà del XVIII secolo. E ancora la guerra del 1866, la prima combattuta dopo la proclamazione del Regno d'Italia, è caratterizzata da una generica ignoranza sul nemico da affrontare, sulle sue intenzioni e movimenti, sulle sue forze e capacità e soprattutto ignoranza sul territorio in cui si dovrà operare. Il comandante dell'Armata italiana, il Generale La Marmora, non si preoccupava molto di utilizzare le informazioni sul nemico che stava per affrontare, né maggiore attenzione veniva dedicata dallo Stato Maggiore del Re Vittorio Emanuele II ai problemi della raccolta d'informazioni. Iniziate le ostilità, le truppe dell'impero Austro-ungarico non si vedevano e, secondo le informazioni che La Marmora fece raccogliere, si trovavano ancora sulla sponda sinistra dell'Adige. È questa grave défaillance informativa che prepara, sulle alture tra il Garda e Villafranca, la sconfitta. Erano venute a mancare le informazioni sulla pianura interposta tra Villafranca ed i forti, attraverso la quale marciarono due corpi d'armata, per un totale di 50000 uomini circa. Ma di questo non si seppe nulla o, per meglio dire, non si volle credere al Quartier Generale riguardo il passaggio dell'Adige da parte degli austriaci. Le conseguenze del madornale errore non tarderanno a farsi sentire e porteranno direttamente alla sanguinosa sconfitta di Custoza. Se già in passato, quando gli scontri erano tra eserciti regolari e con armi convenzionali, l'acquisizione di informazioni poteva far la differenza tra la vittoria e la sconfitta, a maggior ragione oggi, in contesti nei quali si parla ormai più di guerra irregolare che di guerra convenzionale, dove dall'altra parte non ci sono più eserciti, ma gruppi armati che non hanno limiti nell'uso della violenza, l'attività dell'intelligence è di vitale importanza. Purtroppo, queste caratteristiche proprie dei moderni conflitti, sono attribuibili anche alle “guerre rivoluzionarie o interne” di nostro interesse, meglio note come insurrezione e contro-insurrezione. Entrando nello specifico di come l'intelligence deve lavorare per rendere le attività contro-insurrezionali efficaci, occorre prima di tutto definire cosa si intende per intelligence militare e cosa per attività contro-insurrezionali. L'intelligence, nella sua accezione più generale, è l'attività deputata alla raccolta di notizie e dati che, in seguito alla loro elaborazione, diventano informazioni utili da disseminare a coloro che ne hanno titolo e necessità di conoscenza, come nel caso della tutela della sicurezza nazionale di uno Stato o la prevenzione di attività destabilizzanti di qualsiasi natura.

L'INTELLIGENCE NELLE ATTIVITA' CONTRO-INSURREZIONALI

GIOVANNINI, GIULIA
2019/2020

Abstract

Questa tesi è un'analisi della correlazione che esiste tra l'intelligence militare e le attività contro-insurrezionali. In effetti, è ragionevole affermare che un'efficace, accurata e tempestiva analisi intelligence è fondamentale per la condotta di qualsiasi conflitto armato. Questo non è, tuttavia, un concetto troppo moderno: pur se dichiaratamente antiquati e singolari, i primi principi inerenti l'attività informativa, sono ancora validi. Federico il Grande, ad esempio, considerò sempre molto importante ottenere notizie sul Paese del potenziale nemico e la sua idea che la "conoscenza di un Paese è per un generale quello che un fucile è per un fante, e le regole di aritmetica sono per un geometra" è tanto valida oggi quanto lo era nella metà del XVIII secolo. E ancora la guerra del 1866, la prima combattuta dopo la proclamazione del Regno d'Italia, è caratterizzata da una generica ignoranza sul nemico da affrontare, sulle sue intenzioni e movimenti, sulle sue forze e capacità e soprattutto ignoranza sul territorio in cui si dovrà operare. Il comandante dell'Armata italiana, il Generale La Marmora, non si preoccupava molto di utilizzare le informazioni sul nemico che stava per affrontare, né maggiore attenzione veniva dedicata dallo Stato Maggiore del Re Vittorio Emanuele II ai problemi della raccolta d'informazioni. Iniziate le ostilità, le truppe dell'impero Austro-ungarico non si vedevano e, secondo le informazioni che La Marmora fece raccogliere, si trovavano ancora sulla sponda sinistra dell'Adige. È questa grave défaillance informativa che prepara, sulle alture tra il Garda e Villafranca, la sconfitta. Erano venute a mancare le informazioni sulla pianura interposta tra Villafranca ed i forti, attraverso la quale marciarono due corpi d'armata, per un totale di 50000 uomini circa. Ma di questo non si seppe nulla o, per meglio dire, non si volle credere al Quartier Generale riguardo il passaggio dell'Adige da parte degli austriaci. Le conseguenze del madornale errore non tarderanno a farsi sentire e porteranno direttamente alla sanguinosa sconfitta di Custoza. Se già in passato, quando gli scontri erano tra eserciti regolari e con armi convenzionali, l'acquisizione di informazioni poteva far la differenza tra la vittoria e la sconfitta, a maggior ragione oggi, in contesti nei quali si parla ormai più di guerra irregolare che di guerra convenzionale, dove dall'altra parte non ci sono più eserciti, ma gruppi armati che non hanno limiti nell'uso della violenza, l'attività dell'intelligence è di vitale importanza. Purtroppo, queste caratteristiche proprie dei moderni conflitti, sono attribuibili anche alle “guerre rivoluzionarie o interne” di nostro interesse, meglio note come insurrezione e contro-insurrezione. Entrando nello specifico di come l'intelligence deve lavorare per rendere le attività contro-insurrezionali efficaci, occorre prima di tutto definire cosa si intende per intelligence militare e cosa per attività contro-insurrezionali. L'intelligence, nella sua accezione più generale, è l'attività deputata alla raccolta di notizie e dati che, in seguito alla loro elaborazione, diventano informazioni utili da disseminare a coloro che ne hanno titolo e necessità di conoscenza, come nel caso della tutela della sicurezza nazionale di uno Stato o la prevenzione di attività destabilizzanti di qualsiasi natura.
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