Based on information about the topic of dealing with the psychological component in crew training protocols adopted by the two main western space agencies, ESA and NASA, this study proposes to explore the thesis of meditation practices functionality to mental preparation for interplanetary expeditions. Carried out research has shown that despite progress achieved in the field the majority of space agencies continue to avoid inserting in training protocols any specific psychological program, and confine themselves to coaching or test batteries in the selection process. Stress imposed both on applicants and successful candidates in the course of the process do strengthen emotional stamina, but only as an indirect effect, not as the result of systematically structured activities aimed at working on the psyche. The new frontier of space exploration, with the ambition to reach places whose remoteness entails missions lasting no less then two years, brought to the fore the mental angle relevance: dating from 2010 was the first important social isolation experiment, Mars500, characterized by the stay in of a six-man crew inside a space module for a period of 520 days. Other simulations followed, with more coming in the future, including inside Moon Space Station whose construction is foreseen by the year 2024. Analog Missions aim to pinpoint viable coping strategies for tackling the challenges which the astronauts will conceivably meet along an interplanetary mission: social isolation in extreme environment, the length of a voyage beyond the limits of the known, the inescapable delay in the communication with earth, the phisical impossibility to obtain any kind of supply besides those loaded at the start of the voyage, a never before experienced remoteness from planet Earth, prolonged exposure to the effects of cosmic radiation and weightlessness. Stressors and risk elements may possibly be leading to mental disturbance as well as to physical conditions, that should crucially be dealt with in a perspective keeping into account biological components in addition to mental factors in human psychology. Meditation can be an answer to the identified needs. An optimal approach would appear to be Kabat-Zinn MBSR program, that in eight weeks time generates effects possibly efficacious in the prevention of key psychobiological risks in interplanetary missions: decrease in brain plasticity and cognitive and memorization ability, premature aging from telomere shortening and emotional dyscontrol due to overactivation of the amygdala. Meditation also comes across as a protective factor against stress and its negative impact on the immune as well as the cognitive system, against depression, heart and respiratory disorders; furthermore it greatly improves human relations. The program will be tested in Sirius20-21 simulation, starting november 2020. Spontaneous personal researching by astronauts and explorers into techniques of relaxation and breathing supply further confirmation of the need for proper mental training aimed at interplanetary missions.
Partendo dalla descrizione della componente psicologica presente nei protocolli di addestramento degli astronauti delle due principali agenzie spaziali occidentali, ESA e NASA, questo studio propone l'ipotesi dell'utilità di pratiche di meditazione per favorire la loro preparazione mentale ai voli interplanetari. Dalle ricerche effettuate è emerso che, nonostante i progressi fatti nel settore, la maggior parte delle agenzie spaziali continua ad evitare di inserire nei protocolli di addestramento un training specificamente psicologico, limitandosi al coaching o a batterie di test durante la selezione. Gli stress cui sia i candidati che i selezionati sono sottoposti durante il loro percorso ne potenziano la tenuta emotiva, ma sono effetti indiretti, non frutto cioè di una strutturazione sistematica di attività mirate a lavorare sulla psiche. Le nuove frontiere dell'esplorazione spaziale, con l'ambizione di raggiungere luoghi la cui lontananza presuppone missioni di durata non inferiore ai due anni, hanno portato alla ribalta l'importanza dell'aspetto mentale: è datato 2010 il primo importante esperimento sull'isolamento sociale, Mars500, caratterizzato dalla permanenza di un equipaggio di sei uomini all'interno di un modulo spaziale per un periodo di 520 giorni. Altre simulazioni sono state effettuate successivamente, e altre ce ne saranno in futuro, anche all'interno della Stazione Spaziale lunare la cui costruzione è prevista per il 2024. Le Analog Mission si pongono l'obiettivo di individuare efficaci strategie di coping per fronteggiare le problematiche cui si ipotizza che gli astronauti andrebbero incontro nelle missioni interplanetarie: l'isolamento sociale in un ambiente estremo, la lunghezza di un viaggio oltre i limiti del conosciuto, la difficoltà nel mantenere comunicazioni immediate con la Terra, l'impossibilità di avere supporti materiali ulteriori oltre a quelli caricati a inizio viaggio, una lontananza dal pianeta Terra mai sperimentata prima, la prolungata esposizione alle radiazioni cosmiche e all'assenza di gravità. Elementi stressogeni e di rischio che potrebbero condurre a disturbi di ordine mentale e fisico, per gestire i quali è fondamentale assumere un'ottica che tenga conto non solo degli aspetti mentali della psicologia, ma anche delle sue componenti biologiche. La meditazione può rispondere alle necessità riscontrate. Ottimale pare essere il programma MBSR di Kabat-Zinn, che in sole otto settimane provoca effetti potenzialmente efficaci nella prevenzione dei principali rischi psicobiologici delle missioni interplanetarie: la riduzione della plasticità cerebrale e della capacità di apprendimento e di memoria, il precoce invecchiamento dato dall'accorciamento dei telomeri e il discontrollo emotivo causato dall'iperattivazione dell'amigdala. La meditazione si presenta inoltre come fattore di protezione rispetto allo stress e alle sue ricadute sul sistema immunitario e cognitivo, rispetto alla depressione, ai disturbi cardiaci e a quelli respiratori; essa migliora inoltre notevolmente i rapporti umani. Il programma sarà sperimentato nella simulazione Sirius20-21, in partenza a novembre 2020. La spontanea e personale ricerca da parte di astronauti e esploratori verso tecniche di rilassamento e respirazione rappresentano un'ulteriore conferma della necessità di un adeguato training mentale per le missioni interplanetarie.
ALLENARE LA MENTE ALL'INFINITO- La Meditazione come Training per le Missioni Interplanetarie
PAROLINI, ANNA
2019/2020
Abstract
Partendo dalla descrizione della componente psicologica presente nei protocolli di addestramento degli astronauti delle due principali agenzie spaziali occidentali, ESA e NASA, questo studio propone l'ipotesi dell'utilità di pratiche di meditazione per favorire la loro preparazione mentale ai voli interplanetari. Dalle ricerche effettuate è emerso che, nonostante i progressi fatti nel settore, la maggior parte delle agenzie spaziali continua ad evitare di inserire nei protocolli di addestramento un training specificamente psicologico, limitandosi al coaching o a batterie di test durante la selezione. Gli stress cui sia i candidati che i selezionati sono sottoposti durante il loro percorso ne potenziano la tenuta emotiva, ma sono effetti indiretti, non frutto cioè di una strutturazione sistematica di attività mirate a lavorare sulla psiche. Le nuove frontiere dell'esplorazione spaziale, con l'ambizione di raggiungere luoghi la cui lontananza presuppone missioni di durata non inferiore ai due anni, hanno portato alla ribalta l'importanza dell'aspetto mentale: è datato 2010 il primo importante esperimento sull'isolamento sociale, Mars500, caratterizzato dalla permanenza di un equipaggio di sei uomini all'interno di un modulo spaziale per un periodo di 520 giorni. Altre simulazioni sono state effettuate successivamente, e altre ce ne saranno in futuro, anche all'interno della Stazione Spaziale lunare la cui costruzione è prevista per il 2024. Le Analog Mission si pongono l'obiettivo di individuare efficaci strategie di coping per fronteggiare le problematiche cui si ipotizza che gli astronauti andrebbero incontro nelle missioni interplanetarie: l'isolamento sociale in un ambiente estremo, la lunghezza di un viaggio oltre i limiti del conosciuto, la difficoltà nel mantenere comunicazioni immediate con la Terra, l'impossibilità di avere supporti materiali ulteriori oltre a quelli caricati a inizio viaggio, una lontananza dal pianeta Terra mai sperimentata prima, la prolungata esposizione alle radiazioni cosmiche e all'assenza di gravità. Elementi stressogeni e di rischio che potrebbero condurre a disturbi di ordine mentale e fisico, per gestire i quali è fondamentale assumere un'ottica che tenga conto non solo degli aspetti mentali della psicologia, ma anche delle sue componenti biologiche. La meditazione può rispondere alle necessità riscontrate. Ottimale pare essere il programma MBSR di Kabat-Zinn, che in sole otto settimane provoca effetti potenzialmente efficaci nella prevenzione dei principali rischi psicobiologici delle missioni interplanetarie: la riduzione della plasticità cerebrale e della capacità di apprendimento e di memoria, il precoce invecchiamento dato dall'accorciamento dei telomeri e il discontrollo emotivo causato dall'iperattivazione dell'amigdala. La meditazione si presenta inoltre come fattore di protezione rispetto allo stress e alle sue ricadute sul sistema immunitario e cognitivo, rispetto alla depressione, ai disturbi cardiaci e a quelli respiratori; essa migliora inoltre notevolmente i rapporti umani. Il programma sarà sperimentato nella simulazione Sirius20-21, in partenza a novembre 2020. La spontanea e personale ricerca da parte di astronauti e esploratori verso tecniche di rilassamento e respirazione rappresentano un'ulteriore conferma della necessità di un adeguato training mentale per le missioni interplanetarie.File | Dimensione | Formato | |
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