Alla fine del diciottesimo secolo la Gran Bretagna fu protagonista di un animato dibattito sull'abolizione della tratta atlantica, che impegnò antischiavisti e filo-schiavisti in accese arringhe e propagande a difesa delle proprie ideologie e dei propri interessi. Oggetto di ricerca di questa tesi è l'analisi della fazione filo-schiavista britannica nel periodo compreso tra il 1790 e il 1807, anni in cui si registrarono i più concitati scontri sull'abolizione, a partire dai primi interventi parlamentari presieduti da William Wilberforce, promotore della totale cessazione della tratta negriera. Gli abolizionisti, infatti, chiedendo l'abolizione del cosiddetto 'commercio infame', facevano luce sul problema che stava alla base della tratta: la schiavitù. Le retoriche filo-schiaviste nascevano quindi dall'esigenza di smentire e contrattaccare ogni tipo di narrazione che mettesse a repentaglio i propri interessi collegati alla tratta, a partire dalla difesa dei principi della schiavitù. In quest'ottica, si ragionava sull'autorevole persistenza storica dell'istituzione schiavista nel tentativo di legittimare la prosecuzione della tratta atlantica. Gli ideali filo-schiavisti si univano agli interessi politici ed economici dell'anti-abolizionismo dando luce a legittimazioni sul traffico di esseri umani. La ricerca si interroga su come i filo-schiavisti portassero avanti una campagna antiabolizionista di successo, riuscendo a posticipare di ben quindici anni (quelli intercorsi tra la dichiarazione dell'House of Commons sulla volontà di abolire la tratta, nel 1792, e la messa in atto di tale dichiarazione, che ne sancì ufficialmente la fine nel 1807) un provvedimento di tale importanza. Per rispondere a queste domande si è fatto uso di fonti dirette di natura piuttosto variegata: documenti diplomatici, dibattiti parlamentari, stampe satiriche, volumi propagandistici. La ricerca si è in effetti concentrata su due diversi ambiti: quello dei dibattiti in Parlamento, testi orali quindi che furono però trascritti e sono oggi disponibili in archivi storici online ('Slave and Anti-Slavery Archive' e 'Hathi-Trust'); e quello della stampa, che fu uno degli strumenti della propaganda antiabolizionista. Alla fine di questa ricerca è stato possibile ripercorrere lo sviluppo delle argomentazioni in favore della schiavitù, mirate anche alla prosecuzione della tratta, fuori e dentro Westminster.
FILO-SCHIAVISTI IN GRAN BRETAGNA (1790-1807)
CASTRO, MARIA PIA
2018/2019
Abstract
Alla fine del diciottesimo secolo la Gran Bretagna fu protagonista di un animato dibattito sull'abolizione della tratta atlantica, che impegnò antischiavisti e filo-schiavisti in accese arringhe e propagande a difesa delle proprie ideologie e dei propri interessi. Oggetto di ricerca di questa tesi è l'analisi della fazione filo-schiavista britannica nel periodo compreso tra il 1790 e il 1807, anni in cui si registrarono i più concitati scontri sull'abolizione, a partire dai primi interventi parlamentari presieduti da William Wilberforce, promotore della totale cessazione della tratta negriera. Gli abolizionisti, infatti, chiedendo l'abolizione del cosiddetto 'commercio infame', facevano luce sul problema che stava alla base della tratta: la schiavitù. Le retoriche filo-schiaviste nascevano quindi dall'esigenza di smentire e contrattaccare ogni tipo di narrazione che mettesse a repentaglio i propri interessi collegati alla tratta, a partire dalla difesa dei principi della schiavitù. In quest'ottica, si ragionava sull'autorevole persistenza storica dell'istituzione schiavista nel tentativo di legittimare la prosecuzione della tratta atlantica. Gli ideali filo-schiavisti si univano agli interessi politici ed economici dell'anti-abolizionismo dando luce a legittimazioni sul traffico di esseri umani. La ricerca si interroga su come i filo-schiavisti portassero avanti una campagna antiabolizionista di successo, riuscendo a posticipare di ben quindici anni (quelli intercorsi tra la dichiarazione dell'House of Commons sulla volontà di abolire la tratta, nel 1792, e la messa in atto di tale dichiarazione, che ne sancì ufficialmente la fine nel 1807) un provvedimento di tale importanza. Per rispondere a queste domande si è fatto uso di fonti dirette di natura piuttosto variegata: documenti diplomatici, dibattiti parlamentari, stampe satiriche, volumi propagandistici. La ricerca si è in effetti concentrata su due diversi ambiti: quello dei dibattiti in Parlamento, testi orali quindi che furono però trascritti e sono oggi disponibili in archivi storici online ('Slave and Anti-Slavery Archive' e 'Hathi-Trust'); e quello della stampa, che fu uno degli strumenti della propaganda antiabolizionista. Alla fine di questa ricerca è stato possibile ripercorrere lo sviluppo delle argomentazioni in favore della schiavitù, mirate anche alla prosecuzione della tratta, fuori e dentro Westminster.File | Dimensione | Formato | |
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