A partire dalla fine del bipolarismo si è assistito a un progressivo mutamento dei connotati della violenza organizzata, con l'emergere di nuove tipologie di conflitto fino ad allora in gran parte inedite. Certamente i noti fatti dell'11 settembre 2001 hanno rimesso in discussione l'apparente equilibrio mondiale, ma conflitti di questo tipo già si erano manifestati nel decennio precedente a quella data. In Ruanda, nella ex Jugoslavia, in Medio Oriente assistiamo a guerre caratterizzate dalla mescolanza di aspetti militari ed economici, ma soprattutto di criminalità, illegalità e violazione di diritti umani. Questi sono scenari in cui le molteplici e variegate parti in lotta condividono l'obiettivo di seminare paura in un clima di insicurezza e odio. Non è un caso che in queste guerre si sia avuto un notevole incremento di vittime civili, ma soprattutto di profughi e rifugiati. Dopo l'11 settembre, in seguito alla ¿guerra al terrore¿ lanciata al terrorismo dalla presidenza Bush, il mondo si accorge definitivamente che la guerra è cambiata. Un attentato di quella portata rappresentava una sfida diretta al potere americano, alla solidità delle sue istituzioni democratiche e ai simboli della sua potenza militare ed economica da parte dell'islamismo radicale, come tentativo estremo di reazione alle insidie di contaminazione del potere politico occidentale e alla sua influenza culturale globalizzante. La guerra è diventata asimmetrica, non è più monopolio degli stati nazionali, ma è appannaggio di gruppi fortemente decentralizzati come unità paramilitari, bande criminali, forze di polizia , gruppi mercenari, unità fuoriuscite da eserciti regolari. La mia tesi si prefigge lo scopo di analizzare gli aspetti principali che contraddistinguono le guerre nei loro risvolti attuali e le differenziano da quelle tradizionali. A tal fine farò riferimento e analizzerò le opere di due studiosi della materia: Mary Kaldor, Le nuove guerre. La violenza organizzata nell'età globale, Carocci, Roma 1999; Fabio Mini, La guerra dopo la guerra. Soldati, burocrati e mercenari nell'epoca della pace virtuale, Einaudi, Torino 2003. Nel primo capitolo, rifacendomi all'opera della Kaldor, descriverò l'evoluzione del concetto di guerra a partire dall'emergere dello stato moderno fino ad arrivare alle ¿guerre totali¿ del ventesimo secolo. Nel secondo e nel terzo capitolo analizzerò nel dettaglio il pensiero dei due autori sul tema delle ¿nuove guerre¿. In particolare Kaldor fornisce la base per illustrare gli aspetti predominanti nei conflitti degli anni ottanta e novanta, inserendoli nel contesto del processo di globalizzazione. Mini, a sua volta, approfondisce da un punto di vista strategico e operativo gli scenari successivi all'11 settembre. Mi soffermerò non solo su come stia cambiando la guerra, ma anche su come stiano cambiando, secondo Mini, gli stessi militari, trasformati da guerrieri in soldati di pace, espressione significativa quanto ambigua. Nel quarto capitolo cercherò infine di spiegare, sempre attraverso le considerazioni a tal proposito di Fabio Mini, le differenze principali nel concepire la guerra e le sue sfaccettature tra due distinte realtà, quella occidentale e quella orientale. Da quest'ultima l'autore trae spunto per definire specificamente il fenomeno del terrorismo, che approfondirò nelle pagine conclusive del capitolo. Nelle conclusioni riporterò brevemente delle chiavi di lettura fornite dai due autori che possano, per quanto possibile, definire delle soluzioni nell'ambito della gestione dei conflitti.
LA NATURA DELLA GUERRA NEL MONDO CONTEMPORANEO
D'ALOIA, DARIO
2014/2015
Abstract
A partire dalla fine del bipolarismo si è assistito a un progressivo mutamento dei connotati della violenza organizzata, con l'emergere di nuove tipologie di conflitto fino ad allora in gran parte inedite. Certamente i noti fatti dell'11 settembre 2001 hanno rimesso in discussione l'apparente equilibrio mondiale, ma conflitti di questo tipo già si erano manifestati nel decennio precedente a quella data. In Ruanda, nella ex Jugoslavia, in Medio Oriente assistiamo a guerre caratterizzate dalla mescolanza di aspetti militari ed economici, ma soprattutto di criminalità, illegalità e violazione di diritti umani. Questi sono scenari in cui le molteplici e variegate parti in lotta condividono l'obiettivo di seminare paura in un clima di insicurezza e odio. Non è un caso che in queste guerre si sia avuto un notevole incremento di vittime civili, ma soprattutto di profughi e rifugiati. Dopo l'11 settembre, in seguito alla ¿guerra al terrore¿ lanciata al terrorismo dalla presidenza Bush, il mondo si accorge definitivamente che la guerra è cambiata. Un attentato di quella portata rappresentava una sfida diretta al potere americano, alla solidità delle sue istituzioni democratiche e ai simboli della sua potenza militare ed economica da parte dell'islamismo radicale, come tentativo estremo di reazione alle insidie di contaminazione del potere politico occidentale e alla sua influenza culturale globalizzante. La guerra è diventata asimmetrica, non è più monopolio degli stati nazionali, ma è appannaggio di gruppi fortemente decentralizzati come unità paramilitari, bande criminali, forze di polizia , gruppi mercenari, unità fuoriuscite da eserciti regolari. La mia tesi si prefigge lo scopo di analizzare gli aspetti principali che contraddistinguono le guerre nei loro risvolti attuali e le differenziano da quelle tradizionali. A tal fine farò riferimento e analizzerò le opere di due studiosi della materia: Mary Kaldor, Le nuove guerre. La violenza organizzata nell'età globale, Carocci, Roma 1999; Fabio Mini, La guerra dopo la guerra. Soldati, burocrati e mercenari nell'epoca della pace virtuale, Einaudi, Torino 2003. Nel primo capitolo, rifacendomi all'opera della Kaldor, descriverò l'evoluzione del concetto di guerra a partire dall'emergere dello stato moderno fino ad arrivare alle ¿guerre totali¿ del ventesimo secolo. Nel secondo e nel terzo capitolo analizzerò nel dettaglio il pensiero dei due autori sul tema delle ¿nuove guerre¿. In particolare Kaldor fornisce la base per illustrare gli aspetti predominanti nei conflitti degli anni ottanta e novanta, inserendoli nel contesto del processo di globalizzazione. Mini, a sua volta, approfondisce da un punto di vista strategico e operativo gli scenari successivi all'11 settembre. Mi soffermerò non solo su come stia cambiando la guerra, ma anche su come stiano cambiando, secondo Mini, gli stessi militari, trasformati da guerrieri in soldati di pace, espressione significativa quanto ambigua. Nel quarto capitolo cercherò infine di spiegare, sempre attraverso le considerazioni a tal proposito di Fabio Mini, le differenze principali nel concepire la guerra e le sue sfaccettature tra due distinte realtà, quella occidentale e quella orientale. Da quest'ultima l'autore trae spunto per definire specificamente il fenomeno del terrorismo, che approfondirò nelle pagine conclusive del capitolo. Nelle conclusioni riporterò brevemente delle chiavi di lettura fornite dai due autori che possano, per quanto possibile, definire delle soluzioni nell'ambito della gestione dei conflitti.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/10014