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La novella X 3, analizzata nei suoi aspetti critici e filologici, presenta degli aspetti interessanti sia a livello critico-letterario, sia all'interno della tradizione manoscritta del Decameron. I protagonisti, Natan e Mitridanes, rappresentano le aspirazioni più auliche del Boccaccio, simboli di una realtà aristocratica a cui l'autore dà voce nelle ultime dieci novelle. Allo stesso tempo però, i personaggi sono inesorabilmente contrapposti, perché mostrano da una parte l'ira, l'insoddisfazione e la necessità di eccellere, dall'altra invece la pacifica accettazione, la saggezza e la generosità incontrastata. La novella si inserisce all'interno di una folta tradizione manoscritta, composta da circa 60 manoscritti, il più autorevole dei quali è sicuramente il codice berlinese Hamilton 90. tuttavia, non è utilizzabile per la ricostruzione ed il confronto filologico della novella, perché risulta privo di tre fascicoli, caduti con molta probabilità intorno al XIV secolo (il terzo di questi fascicoli avrebbe dovuto contenere gran parte della decima giornata). Questa circostanza ha costretto la comunità scientifica a fare affidamento ad altri due testimoni importanti per la sua ricostruzione all'interno della tradizione: il Parigino Italiano 482 della Biblioteca Nazionale di Parigi e il Laurenziano Pluteo 42, 1 della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze. Il Laurenziano Pluteo 42, 1 è il codice di riferimento sul quale hanno fatto affidamento innumerevoli studiosi prima del ritrovamento del codice autografo, ed è soprannominato Ottimo per l'attenzione filologica mostrata dal suo copista, Francesco d'Amaretto Mannelli. Quest'ultimo merita particolare attenzione per le numerose chiose lasciate dal suo copista ai margini delle carte. Molte di queste corrispondono a veri e propri emendamenti, che però non vengono mai realizzati direttamente sul testo, nel rispetto dell'antigrafo che il copista stava trascrivendo. Dopo la scoperta dell'autografo, l'approccio alla ricostruzione filologica dell'opera è cambiato radicalmente, portando gli studiosi ad interrogarsi nuovamente sulla tradizione manoscritta. L'edizione critica del Decameron secondo l'autografo hamiltoniano di Vittore Branca rappresenterà per la comunità scientifica una svolta decisiva per gli studi. Laddove l'autografo presenta delle lacune, lo studioso fa principale affidamento per la ricostruzione delle parti mancanti al codice Laurenziano Pluteo 42, 1. Tale impostazione non è però condivisa dal collega Aldo Rossi, che elabora la sua edizione critica in modo differente, sostenendo la maggiore affidabilità del codice Parigino Italiano 482. Rossi, inoltre, sostiene la necessità di operare un'analisi che sia maggiormente interpretativa e che consideri un confronto più critico dei testimoni all'interno della tradizione.
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