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Il presente studio si prefigge di produrre un'analisi storica e giuridica delle condizioni individuali e collettive in cui si vennero a collocare una pluralità di soggetti coinvolti nei complessi eventi che interessarono il confine orientale d'Italia tra il primo ed il secondo dopoguerra. Focalizzandosi sulle linee di frattura nazionali, etniche e politiche caratteristiche della Venezia Giulia in tale periodo storico, si analizzano sia le principali categorie giuridiche protette dal diritto umanitario internazionale già al tempo dello scoppio del secondo conflitto mondiale, sia le categorie giuridiche che verranno protette dalle Convenzioni e dalle Dichiarazioni redatte a livello internazionale alla fine del conflitto. Ciò viene fatto per dimostrare i termini in cui le violazioni perpetrate durante il conflitto a danno delle categorie prese in esame saranno il motore fondamentale di un ampliamento dello spettro di protezione giuridica da parte del diritto internazionale, umanitario e non. La prima parte dello studio è dedicata a presentare il contesto storico con particolare attenzione alle linee di frattura etniche, nazionali e politiche presenti nella Venezia Giulia sin dalla sua annessione al Regno d'Italia nel 1918. Il periodo storico considerato va dalla fine della Grande Guerra al Trattato di Pace di Parigi del 10 febbraio 1947. Il secondo capitolo presenta, invece, il panorama giuridico internazionale, costituito da Convenzioni e Dichiarazioni vigenti sin da prima dell'esplosione del conflitto; il panorama giuridico nazionale italiano, costituito dalla legislazione bellica italiana del 1938, da decreti regi e decreti di Mussolini; ed il panorama giuridico nazionale tedesco, composto da direttive militari, circolari con valenza legale ed un manuale militare ad uso delle truppe stanziate nella zona d'operazioni Litorale Adriatico. Lo scopo di questa analisi è dimostrare l'intreccio, la sovrapposizione e lo scontro tra il diritto nazionale delle diverse potenze sullo scacchiere bellico ed il diritto internazionale codificato nei decenni precedenti l'esplosione delle ostilità. Si evidenziano, in particolare, le zone d'ombra del diritto internazionale dell'epoca. Il terzo capitolo presenta le figure giuridiche protagoniste della legislazione precedentemente considerata: i combattenti legittimi, i prigionieri di guerra, gli internati, i deportati ed i profughi. Ciò comporta anche un'analisi dei diritti e dei codici di condotta delle singole categorie. In seguito, queste categorie vengono rapportate al contesto storico locale in modo da esaminare la distanza tra la teorica protezione giuridica e la prassi messa in atto sul campo dai diversi attori. Si evidenziano, inoltre, sia le modifiche giuridiche apportate alle stesse Convenzioni nel secondo dopoguerra a fronte dell'esperienza bellica, sia il collegamento tra le violazioni e le nuove Dichiarazioni e Convenzioni nate dalla medesima brutale esperienza. Al fine di evidenziare la arbitraria e precaria permeabilità di status giuridico caratteristico del contesto storico analizzato nei precedenti capitoli, nel quarto capitolo, si presentano cinque casi di esperienze personali di prigionia, deportazione, internamento ed esodo. Le informazioni relative a queste persone sono tratte, in alcuni casi, da memorie e diari editi scritti dai soggetti stessi, in un caso dalle registrazioni di un'intervista orale e da altro materiale biografico concesso dagli eredi.
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