Il diradamento dei grappoli è una pratica colturale ampiamente utilizzata per ristabilire l'equilibrio della pianta e per incidere sulla qualità delle uve, ma la letteratura ha riportato risultati contrastanti. Molti studi avevano evidenziato il miglioramento della composizione delle bacche al raggiungimento della maturità, incrementi di colore, della concentrazione di zuccheri, di pH e anche una diminuzione della acidità titolabile, mentre altre ricerche, non avevano notato alcuna differenza tra piante diradate e non. La motivazione di questa discrepanza letteraria è da ricercarsi nelle diverse aree in cui sono stati condotti gli esperimenti, infatti, gli effetti del diradamento dei grappoli sono strettamente correlati all'area di coltivazione, alle condizioni di vigore e di produttività della vite in una determinata stagione, che a sua volta è caratterizzata da una certa piovosità, temperatura media e altri parametri che influenzano la crescita della pianta. Non meno importanti sono anche l'epoca d'intervento, l'intensità e la varietà su cui viene applicato il trattamento. Un fattore interessante da considerare è proprio il costo di questa operazione, attualmente il diradamento dei grappoli è una operazione costosa da sostenere ma se associata a una maggiore uniformità del raccolto può diventare sostenibile. La quantità totale di antociani nelle bucce è un fattore genetico ma molti altri fattori possono influenzarne l'accumulo nella buccia: in particolare fattori ambientali, climatici e di gestione del vigneto; questi fattori possono influenzare il livello di espressione degli enzimi metabolici modulando così il profilo antocianico di una varietà. Infatti il diradamento dei grappoli e la sfogliatura non solo possono determinare un aumento della concentrazione degli antociani nella buccia ma possono anche modificarne il profilo. L'aumento degli antociani totali riscontrato nelle piante diradate non era però uniformemente distribuito tra le diverse antocianine. A seguito dei cambiamenti climatici che si stanno verificando come l'aumento delle temperatura e della siccità, il diradamento è stato analizzato in abbinamento al deficit idrico, ed è stato evidenziato che riduceva il consumo di acqua da parte della pianta; il diradamento è stato anche messo in discussione a causa del diverso obbiettivo ricercatosi negli ultimi anni nelle uve, quale: il minor contenuto zuccherino. Il diradamento dei grappoli è una pratica costosa a causa dell'assenza di meccanizzazione e per questo motivo si sono studiate alternative che oltre ad abbassare i costi velocizzassero l'attuazione. Tra le proposte si annoverano la sfogliatura precoce attuata in pre-fioritura che può determinare, inoltre, una produzione di grappoli meno pesanti e compatti; l'applicazione di film antitraspiranti ancora di più rapida applicazione e che possono essere sfruttati non per aumentare il grado zuccherino ma per diminuirlo, seguendo il trend degli ultimi anni che vuole vini con gradazioni non molto elevate; e infine l'applicazione di proesadione calcio, ovvero di una molecola che inibisce alcuni passaggi specifici del processo di biosintesi delle gibberelline e di conseguenza determina una diminuzione della produzione, del peso della bacca, un aumento della concentrazione antocianica e polifenolica senza incrementare il contenuto zuccherino.