La presente trattazione è volta ed esaminare il ¿principio di tassatività degli atti impugnabili nel processo tributario¿ per meglio definire il significato che tale istituto esercita all'interno del procedimento di accertamento fiscale.
Il processo tributario è sempre stato ritenuto di tipo impugnatorio e, come tale, la modalità di accesso alla tutela offerta da un giudice tributario è sempre stata individuata nell'impugnazione di un atto. L'elenco degli atti suscettibili di impugnazione avanti le Commissioni tributarie venne per la prima volta stilato con il D.P.R. n. 636 del 1972, ma gli atti ricompresi in tale elenco non costituivano la totalità di quelli che potevano essere utilizzati per portare la pretesa tributaria a conoscenza del contribuente, pertanto con la riforma del sistema tributario degli anni '70 non era ancora possibile parlare di ¿tassatività¿, infatti dottrina e giurisprudenza ritenevano che gli atti indicati non fossero sufficienti per soddisfare la esigenze di tutela del contribuente, soprattutto a seguito dell'ampliamento della giurisdizione tributaria dovuta all'evoluzione della normativa tributaria sostanziale.
La riforma del processo tributario avvenuta con DPR 3 novembre 1981 n.739 introduce per la prima volta il ¿PRINCIPIO DI TASSATIVITA'¿ nell'art. 7, che sostituisce il precedente art. 16 del DPR 636/1972, il quale al primo comma prevede che ¿gli atti diversi da quelli indicati non sono impugnabili autonomamente¿, ampliando da un verso l'elenco degli atti impugnabili, e, per altro verso, introducendo la categoria degli atti autonomamente non impugnabili.
Tali atti riflettevano le varie fasi della procedura di applicazione dei tributi e delle relative sanzioni e accessori, infatti gli atti autonomamente impugnabili venivano qualificati come manifestazione di volontà, vincolati e imperativi, diretti a conseguire il prelievo di entrate o sanzioni tributarie o a conservare un prelievo già conseguito delle stesse.
Sin dalla sua prima formulazione, l'elenco degli atti autonomamente impugnabili è stato oggetto di vivace dibattito dottrinale e pronunce giurisprudenziali, fondamentalmente per esigenze di tutela del contribuente, soprattutto a seguito dell'ampliamento della giurisdizione tributaria, susseguitasi con diversi interventi legislativi. In ragione di tali vicissitudini, il principio della tassatività degli atti impugnabili ha subìto nel tempo evidenti ridimensionamenti, sino ad arrivare ad essere addirittura negato, da un diffuso orientamento giurisprudenziale e dottrinale.
Scopo dell'analisi che si intende sviluppare sarà pertanto verificare se si possa o meno ritenere ancora operante nel nostro ordinamento il principio di tassatività degli atti impugnabili, sancito dall'art. 19 del D.Lgs. 546/92, anche e soprattutto, alla luce dell'ampliamento della giurisdizione delle Commissioni tributarie.