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Il magico, il fantastico e il meraviglioso costituiscono alcuni tra gli elementi principali che compaiono nell'Orlando Furioso che Ariosto ha rielaborato e ripreso dalla tradizione. Fin dai primi canti del poema la magia non è inserita solo come artificio esornativo, ma si presenta spesso anche come uno degli elementi di snodo della narrazione e talvolta funge da motore dei movimenti e delle azioni dei personaggi. Nel presente lavoro si prova a delineare un quadro generale della magia nel poema. In primo luogo si cerca di mettere in luce la reazione che la magia e l'elemento meraviglioso del poema hanno suscitato nella critica dal Cinquecento ad oggi e i rapporti che legarono Ariosto al contesto magico-culturale del suo tempo, tentando di portare alla luce come le principali pratiche magiche, molto vive nel Rinascimento, influenzarono la scrittura del poema. Un altro passaggio di questo lavoro prende in analisi la magia come metafora dell'intero poema e della scrittura: la magia come inganno e illusione viene presa in esame sulla base dell'episodio del castello di Atlante, immagine del poema in quanto attivatore di una perpetua ricerca sempre sviata e sempre inconclusa, e delle figure di maghi come Atlante e Melissa. In ultimo ci si concentra sul tema delle armi incantate e la particolare valenza che queste assumono nelle mani di Astolfo.
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