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Roberto Fini ha scritto per agendadigitale.eu, che quando sul mercato apparve la prima lavatrice le lavandaie non sparirono, ma si trasformarono, diventando operaie, dattilografe e cameriere. La disoccupazione tecnologica quindi, per quanto possa aver fatto paura in passato e continui a far paura anche oggi, nonostante la nascita delle prime generazioni di nativi digitali e il fatto che molti autori abbiano dimostrato come l’innovazione nei secoli abbia sempre fatto più bene che male, deve essere quanto più possibile governata e non subita. L’obiettivo del presente lavoro di tesi è quindi quello di descrivere il fenomeno della disoccupazione tecnologica e di dimostrare come, quando una tecnologia si sostituisce in tutto o in parte al lavoro umano, le persone si dimostrano generalmente in grado di imparare rapidamente a presidiare nuove tecnologie e a riconvertire le proprie competenze. Senza dubbio è possibile che vi siano delle resistenze e che quindi i tempi necessari alla riconversione non sempre coincidano con le esigenze dei lavoratori, tuttavia, la storia dimostra che l’innovazione tecnologica – di qualsiasi natura essa sia stata – non ha mai portato ad una diminuzione dei tassi di occupazione, che sono invece aumentati. Il fenomeno della disoccupazione, quindi, sebbene esista, rappresenta qualcosa che è possibile governare e che quindi non deve essere subito. Oggi la questione si pone con una certa urgenza ed è per questo motivo che, dopo aver definito nello specifico cosa si intenda con la nozione di disoccupazione tecnologica, si andrà ad analizzare l’evoluzione storica che ha avuto tale fenomeno nel corso delle diverse fasi di cambiamento industriale che si sono susseguite nel corso della storia. Infine, nel terzo capitolo, l’attenzione verrà posta sul tema dell’intelligenza artificiale, considerata come l’elemento unificatore di tutte le principali innovazioni tecnologiche che caratterizzano la Quarta Rivoluzione Industriale. Al fine di orientare la presente trattazione sono state individuate cinque domande di ricerca in particolare: Cosa si intende per disoccupazione tecnologica? Come si è evoluto tale fenomeno e come è stato considerato nel corso del tempo? Cosa dimostrano i dati sulle prime tre rivoluzioni industriali? Era giusto averne paura? Cosa cambia con l’avvento dell’intelligenza artificiale? Quali sono le principali risposte necessarie per rendere anche quest’ultima fase di innovazione tecnologica governabile in modo che non faccia paura ai lavoratori?
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