L’omosessualità è stata a lungo considerata una forma di degenerazione della sessualità umana. Sin dagli inizi del ‘900 numerosi psicologi, psicanalisti e psichiatri hanno elaborato teorie sull’omosessualità nel tentativo di individuarne le cause sottostanti. L’impatto che queste teorie ebbero sul contesto socioculturale emerse dall’atteggiamento discriminatorio o, comunque, non inclusivo e non accettante nei confronti delle persone omosessuali. Verso la metà del XX secolo, però, ha avuto inizio il processo di depatologizzazione dell’omosessualità, che, nel 1973, ha condotto l’APA alla derubricazione dell’omosessualità, nella sua componente egosintonica, dal DSM. Contemporaneamente, a livello socioculturale, vi era un fermento generale legato alla nascita dei primi movimenti di liberazione omosessuale, che iniziarono a rivendicare i diritti dele persone gay e lesbiche.
È in questo contesto socioculturale in fermento che va collocato il progetto di ricerca su cui si basa questo lavoro. L’obiettivo è stato quello di ricostruire il modo in cui gli psicologi, che si formarono nelle Università italiane tra gli anni ’70 e ’90, furono istruiti sul tema dell’omosessualità. A questo proposito, le domande di ricerche a cui si è tentato di rispondere sono state due: quale taglio avessero le università italiane rispetto al concetto di omosessualità nel ventennio ’70-’90 e quanto il contesto accademico italiano risultasse, o meno, aggiornato rispetto a quello psicologico in generale. Per rispondere a queste domande di ricerca, sono state selezionate quelle Università in cui, negli anni ’70, era già attiva la facoltà di Psicologia: Università di Padova e La Sapienza di Roma. Successivamente, tra tutti gli insegnamenti previsti per ogni anno accademico e indirizzo, sono stati scelti i corsi di insegnamento in cui, con molta probabilità, si era parlato di omosessualità. Sono stati, poi, consultati i bollettini dei vari anni accademici per risalire alla bibliografia prevista per ogni insegnamento così da selezionare, e analizzare, i libri in cui si parlava di omosessualità.
Dall’analisi dei libri su cui si sono formati gli allora futuri professionisti della salute mentale si è potuto constatare che l’egemonia eterosessuale, di fatto, non fosse mai stata messa in discussione. In molti libri, che si riteneva avrebbero potuto contenere informazioni sull’omosessualità, non è stato rinvenuto alcun accenno ad essa. L’unica forma di sessualità concepita e prevista era quella eterosessuale. Qualora, invece, si parlasse di omosessualità, era in termini, se non del tutto patologizzanti, comunque discriminatori. Un elemento interessante è rappresentato dal fatto che, nella maggior parte dei casi, laddove vi erano riferimenti all’omosessualità, questi si concentravano principalmente sull’omosessualità maschile; a quella femminile è stato, da sempre, riservato poco spazio nella letteratura. La seconda considerazione, strettamente connessa alla prima, che si è potuta trarre è relativa al fatto che il contesto accademico italiano non è risultato al passo con i tempi e con le conquiste che si stavano raggiungendo il quel periodo storico. Sino all’anno accademico 89/90, infatti, sono stati trovati dei riferimenti all’omosessualità che segnalavano quanto ancora la concezione che si aveva di essa fosse ancorata a tutte quelle teorie che cercavano di trovare cause biologiche e/o psicologiche che spiegassero l’orientamento omosessuale, piuttosto che considerarlo una delle innumerevoli espressioni della sessualità umana.
Homosexuality has long been considered a form of degeneration of human sexuality. Since the early 1900s, psychologists, psychoanalysts and psychiatrists have been developing theories about homosexuality in order to identify its underlying causes. The impact that these theories had on the sociocultural context was evident in the discriminatory or non-inclusive and non-accepting attitudes toward homosexual people. Around the middle of the 20th century, however, the process of depathologizing homosexuality began, which, in 1973, led the APA to the de-listing of homosexuality, in its egosyntonic component, from the DSM. At the same time, at the sociocultural level, there was a general ferment related to the emergence of the first homosexual liberation movements, which began to claim the rights of gay and lesbian people.
It is in this very sociocultural context that the research project on which this paper is based should be collocated. The goal was to reconstruct the way in which psychologists, who trained in Italian universities between the 1970s and 1990s, were educated about homosexuality. In this regard, the research questions that were posed were twofold: what position Italian universities had with respect to the concept of homosexuality in the 1970s-1990s, and whether the Italian academic context appeared to understand the new trends with respect to psychology in general. In order to answer these research questions, those universities in which the faculty of psychology was already active in the 1970s were selected: the University of Padua and La Sapienza in Rome. Then, from among all the teaching provided for each academic year and course, those courses were chosen in which homosexuality was most likely to have been discussed. The bulletins of the various academic years were, then, consulted to trace the bibliography provided for each teaching so as to select, and analyze, the books in which homosexuality was discussed.
An analysis of the books on which the then future mental health professionals were trained showed that the heterosexual hegemony had, in fact, never been challenged. In many books, which it was believed might contain information on homosexuality, no mention of it was found. The only form of sexuality conceived and envisioned was heterosexuality. On the other hand, when homosexuality was mentioned, it was in terms that were, if not entirely pathologizing, at least discriminatory. An interesting element is the fact that, in most cases, when references to homosexuality were made, they focused primarily on male homosexuality; female homosexuality has always been given little space in psychological literature. The second consideration that could be drawn, closely linked to the first, is related to the fact that the Italian academic environment was not in line with the times and the achievements that were being made at that time in history. Until the academic year 89/90, in fact, references to homosexuality were found that signaled how much its conception was still anchored to all those theories that sought to find biological and/or psychological causes to explain homosexual orientation, rather than considering it one of the innumerable expressions of human sexuality.