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Gli agrofarmaci sono ampiamente utilizzati nella pratica agricola per prevenire, debellare o curare infezioni a carico delle colture arboree od erbacee causate da agenti nocivi. In viticoltura vengono impiegati per il trattamento di svariate patologie della vite che in caso contrario causerebbero danni ingenti alle aziende dovute alla scarsa qualità del prodotto finale. Tuttavia il loro uso non è privo di rischi per la salute dell'uomo che quotidianamente assume alimenti trattati (cibi e bevande) tramite la dieta; l'esposizione può inoltre avvenire per via inalatoria (uso domestico) o per via dermica per i lavoratori agricoli. Gli studi condotti sulla tossicità dei fitofarmaci sono focalizzati su un singolo composto, una classe di composti oppure miscele di sostanze che frequentemente potrebbero essere assunte attraverso la dieta. Gli esteri organofosforici (OPs), in particolare sono un gruppo di composti impiegati come insetticidi. Recenti studi hanno documentato che gli OPs possono colpire numerosi tessuti/organi del corpo umano e dare origine a diversi fenomeni di tossicità tra cui la neurotossicità dovuta all'inibizione dell'attività catalitica dell'acetilcolinesterasi (AchE). Malgrado molteplici studi sulla tossicità acuta di questi composti, i fitofarmaci potrebbero, a maggior ragione, rappresentare un pericolo per la salute dell'uomo, in assunzione cronica di dosi infinitesime. A questo proposito per l'insetticida organofosforico Chlorpyrifos (CPF) è stata accertata la neurotossicità durante lo sviluppo. Il CPF e gli altri organofosfati sembrerebbero infatti coinvolti nella regolazioni della AChE eritrocitaria e cerebrale.
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