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Introduzione La figura dell'infermiere nella prevenzione secondaria nei soggetti che hanno subito un infarto miocardico acuto può essere un utile strumento a disposizione del paziente per ¿riprendere in mano la sua vita¿? Il professionista sanitario riesce a fornire spiegazioni chiare, obiettive e rassicuranti all'interno della routine lavorativa quotidiana? Può essere un valido aiuto nel percorso di questi soggetti? Attraverso lo studio del progetto ¿prevenzione secondaria¿ a cura del reparto di cardiologia dell'azienda sanitaria ospedaliera (ASO) San Luigi Gonzaga di Orbassano (TO), si è cercato di valutare la sostenibilità di tale realtà tramite interviste degli infermieri che hanno partecipato al progetto, nonché attraverso l'analisi dei dati dei pazienti arruolati. Materiali e metodi Formulazione di un questionario di gradimento per gli infermieri che hanno collaborato alla realizzazione del progetto e analisi delle risposte fornite; in seguito, raccolta e descrizione dei dati dei pazienti che sono stati arruolati nel progetto, fino a sei mesi dalle dimissioni post-ricovero, analizzando attraverso strumenti informatici le informazioni conseguite. Risultati Il campione analizzato è composto dai 20 infermieri del reparto di cardiologia dell'ASO San Luigi Gonzaga e da 29 pazienti partecipanti al progetto ¿prevenzione secondaria¿ (28 uomini e 1 donna); di questi, due soggetti sono stati persi al follow-up, ovvero si sono presentati solo al primo incontro, e riguardo ad un altro soggetto sono presenti, a sei mesi, solo informazioni riguardanti la cessazione del fumo. In definitiva, i dati dei pazienti si riferiscono a 26 soggetti.
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