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La mia dissertazione nasce dal desiderio di valutare l'utilizzo delle modalità delle artiterapie in un processo riabilitativo di cura di persone affette da autismo. Ogni individuo ha diritto a comunicare. Questo diritto all'autistico è negato. Siamo abituati a pensare alla parola quale unico mezzo di comunicazione. Il linguaggio verbale è sì il canale privilegiato della comunicazione, ma non è di certo l'unico. Esiste, infatti, il linguaggio non verbale, che può diventare un mezzo altrettanto efficace.Per facilitare l'apertura di un soggetto autistico si possono utilizzare altri canali, percorribili più facilmente, come il teatro, la musica, la danza e tutto ciò che concerne l'espressività corporea. Educare l'espressività significa educare la comunicazione stessa. Rimane però viva una questione: con l'autistico è difficile intraprendere un discorso di questo tipo. È una scatola chiusa che se forzata dall'esterno non può che chiudersi ancora di più. Le tecniche per sviluppare l'espressività dunque si rivolgono soprattutto a coloro che presentano condotte autistiche: queste, in particolar modo il teatro, riportano il soggetto in contatto con la spontaneità e facilitano la riappropriazione della consapevolezza di sé, aprendo spiragli di comunicazione che sono un punto di partenza per un proficuo cambiamento. Per la mia tesi, ho scelto il tema del gioco-teatro per avvicinarmi il più possibile al mondo di Daniele, il bambino che seguo in qualità di Educatrice alla comunicazione e all'autonomia da 4 anni, per partire insieme per un viaggio di scoperta, condividendo gli intenti e per rafforzare la mia convinzione secondo cui il diritto a vivere è diritto a comunicare e l'espressività è un modo per farlo. Lo studio di questo caso permette di individuare una metodologia applicabile al di là della teoria: consentire al mondo del teatro di incontrarsi con i progetti educativi propri della realtà scolastica, significa riconoscere la grande potenzialità pedagogica che il gioco scenico esercita sul bambino. Nel primo capitolo, l'autismo viene presentato a partire dalla sua definizione rispetto agli inquadramenti dei criteri diagnostici generali. Si trattano le varie modalità d'intervento che si sono susseguite nel corso del tempo, in modo da offrire una sintetica interpretazione di che cos'è l'autismo. Nel secondo capitolo presento il nuovo orizzonte dell'arteterapia, per arrivare a trattare più specificatamente la teatroterapia e l'utilizzo dei suoi metodi nelle situazioni di disagio, per mettere in evidenza la sua grande utilità in termini di apertura verso l'altro e di sviluppo dello spirito di gruppo. Con la pratica della teatroterapia viene favorita la condivisione di idee ed emozioni, viene stimolata l'immaginazione e la capacità di osservazione. Nel terzo capitolo evidenzio come la teatroterapia possa essere un utile mezzo per il recupero delle condotte autistiche, in vista di una terapia sensoriale basata sull'esplorazione dell'altro e sulla relazione. Nel quarto capitolo tratto le due fasi proprie del gioco-teatro in modo da offrire una metodologia pratica che va al di là della teoria, utilizzabile con semplicità nel contesto scolastico. La prima comprende i giochi di educazione percettiva, i giochi di movimento e di imitazione; per ogni tappa vengono illustrate proposte operative specifiche. La seconda fase tratta del passaggio dal gioco imitativo alla drammatizzazione vera e propria e del modo in cui si costruisce un percorso teatra
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