Il problema messo in luce da questo elaborato è quello dell'Illuminismo e della sua considerazione dell'"altro", specificamente della realtà musulmana, attraverso uno studio di alcune opere (pubbliche e private) di due dei maggiori esponenti di questa corrente filosofica, Montesquieu e Voltaire.
La domanda principale che ci si pone, a partire dal pensiero di questi due autori, è se sia corretto sostenere che l'età dei Lumi abbia costruito un mito negativo dell'"altro" e se sia possibile parlare di un conseguente ideale di superiorità europea su di un resto del mondo popolato da civiltà ritenute inferiori a quella cristiano-occidentale. Tale ipotesi, supportata dall'idea di un'Europa unita e compatta, tende poi a considerare l'Illuminismo la base storica e teorica dell'Unione europea. Queste sono, in effetti, le conclusioni cui pervengono vari storici e politici negli ultimi anni, ma, così facendo, si corre il rischio di banalizzare quest'epoca, semplificando enormemente una corrente di pensiero in realtà variegata e complessa.
Questa tesi intende, in effetti, inserirsi all'interno di questo dibattito storiografico al fine di confutare tale ipotesi, dimostrando la ricchezza e la difformità delle idee e delle riflessioni sviluppate dai philosophes in quegli anni: una complessità di contenuti ed esperienze irriducibile alla semplice linearità storico-teorica tra l'Illuminismo e l'Europa unita di oggi segnalata da alcuni interpreti. Si giunge a questa conclusione analizzando nello specifico le opinioni di Montesquieu e Voltaire sul mondo musulmano, in particolare negli ambiti religioso (con focus sull'idea di tolleranza e sulla condizione della donna), sociale e politico-istituzionale. Pur riscontrando un comune e generico interesse per le altre culture, specialmente quelle orientali, la diversità di posizioni risulta evidente fin da subito. Colpisce, inoltre, all'interno degli stessi autori una certa discordanza rilevabile tra le opere del primo periodo e le riflessioni maturate più avanti nel tempo.
Da tali considerazioni risulta chiara, allora, l'enorme difficoltà derivante dal considerare come uniformi e coerenti i pareri e i giudizi di personalità che nella fattispecie, pur avendo in comune i medesimi principi ispiratori, ci presentano la civiltà islamica in maniera molto differente tra loro.