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In questo studio delle fonti dello Zibaldone leopardiano, sono stati privilegiati tre autori ¿ Rousseau, Montesquieu e Voltaire - che hanno riflettuto su tematiche politiche in senso ampio, intendendo col termine di ¿politico¿ tutto ciò che riguarda la sfera pubblica di un individuo, l'insieme delle istituzioni, dei costumi e dei principi che regolano la vita sociale. Si è, così, potuto determinare un percorso coerente che inizia dalle riflessioni leopardiane sullo stato di natura attraverso Rousseau: interrogatisi entrambi sullo stato delle origini, Leopardi si appoggia poi sul ginevrino per quanto riguarda la categoria di ¿selvaggio¿ che include sia i Californi che il bon sauvage, sviluppando autonomamente il concetto di ¿barbaro¿. Il passo successivo consiste nell'ampliamento del discorso alle società larghe e alle società strette, ricorrendo a una somma di elementi utili alla definizione dell'età dell'oro intesa come epoca mitica tanto da Rousseau quanto da Leopardi, che si fa poi autonomo con la sua personale definizione di età dell'argento. Le illusioni, l'amor di sé, l'amor proprio ritornano insistentemente fino alla contemporaneità di una civiltà barbara, corruzione di un originario stato di conformità alla natura: benevolenza, stima, onore, opinione diventano le nuove strategie sociali da attuare per perpetuare la società umana ormai degenerata. Fra uno stato di natura sul modello rousseauviano e la società contemporanea corrotta, Leopardi individua un momento intermedio ancora coerente con la natura: si tratta della classicità greca e romana, tuttavia presto scomparsa nel necessario susseguirsi di grandezza e declino, saldamente intrecciato alla corruzione dei costumi, cui sono assoggettate tutte le manifestazioni umane. Seppur relativamente breve, questa età dell'argento ha le carte in regola per diventare ben presto il modello e la pietra di paragone della contemporaneità, su una linea diacronica: la querelle fra antichi e moderni prende corpo, esternandosi nel confronto fra le rispettive forme politiche, virtù morali e civiche, forza fisica dei cittadini, e coinvolgendo i caratteri peculiari delle diverse nazioni, fra le quali quella antica è destinata perennemente a prevalere. Su un piano diatopico, invece, è la società francese la diretta interlocutrice del discorso politico leopardiano, in un continuo confronto con l'immobilismo, l'egoismo e l'individualismo della società italiana. Partendo da alcune osservazioni linguistiche relative allo sviluppo della parola presso l'uomo, Voltaire e Leopardi arrivano a una serie di conclusioni che investono l'ambito politico: una lingua definisce una nazione, coinvolgendo parametri quali la letteratura, l'elaborazione di elementi culturali socialmente aggreganti, la potenza militare ed economica dello Stato ed infine la sua stessa unità nazionale. Alcuni eventi conducono, tuttavia, ad una disincantata riflessione tanto voltairiana quanto leopardiana sulla contemporaneità: il tema del bene e del male si affaccia ad esempio attraverso il terremoto di Lisbona e una possibile futura eruzione del Vesuvio, portando con sé la consapevolezza che questo mondo non è stato creato dalla natura per l'uomo come idilliaco giardino abitabile. Una possibile pedina fra le molte da muovere in risposta si rivelerà, dunque, l'aiuto reciproco degli individui all'interno della società rinnovata, in una tensione verso una prospettiva sovranazionale avulsa dagli egoismi particolari.
Dans cette étude sur les sources du Zibaldone de Leopardi, on a privilégié trois auteurs ¿ Rousseau, Montesquieu et Voltaire ¿ qui ont réfléchi sur des thématiques politiques dans le signifié ample du terme, en considérant tout ce qui concerne la sphère publique d'un individu, l'ensemble des institutions, des m¿urs et des principes qui règlent la vie collective. On a ainsi pu déterminer un parcours qui commence des réflexions leopardiennes sur l'état de nature rousseauiste: les deux se sont interrogés sur l'état primitif, sur les catégories de sauvage et de barbare. Ensuite, Leopardi a développé d'une façon autonome le discours sur les sociétés larges et étroites. L'age d'or, mythique, a été suivie de l'age d'argent; Leopardi utilise aussi les concepts d'illusion, d'amour de soi-même, de corruption d'un état de nature originaire; la bienveillance, l'estime, l'honneur deviennent les stratégies sociales à utiliser. Entre l'état de nature rousseauiste et la société contemporaine, Leopardi situe le classicisme grec et romain, qui a disparu suite à un cycle de grandeur et de décadence qui est typique de toutes les manifestations humaines. Toutefois, cet age devient la pierre de comparaison, et bientôt commence la querelle entre les anciens et les modernes, impliquant les formes politiques, les vertus morales et civiles, les caractères de chaque nation. Par contre, en ce qui concerne la contemporanéité la société française constitue la référence du discours politique leopardien: la société italienne est corrompue par l'immobilité, l'égoïsme, l'individualisme. Leopardi et Voltaire réfléchissent à partir d'une série d'observations linguistiques: une langue définit une nation, sa littérature, son pouvoir politique et son unité nationale. Le tremblement de terre de Lisbonne et une possible éruption du Vésuve, toutefois, introduisent le thème du bien et du mal et la conscience que ce monde n'a pas été crée pour l'homme en jardin idyllique. La réponse de l'homme ne peut être qu'un aide réciproque entre les citoyens, étant inclines à une société supranationale qui ne garde pas une place pour les égoïsmes particuliers.
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