L'ingombrante presenza della nevrosi e della psicoanalisi all'interno de La coscienza di Zeno, ha sempre messo in ombra un elemento altrettanto mordace: il denaro. Gli studi recenti dell'italianista Giovanni Palmieri e del professor Massimiliano Tortora hanno posto l'attenzione su questo tema, facendo emergere l'importanza che l'economia ha nella formazione e, di conseguenza, nel romanzo di Italo Svevo. Nel mondo borghese e capitalista in cui Zeno vive, l'individuo non può sottrarsi alle spietate leggi che il denaro impone, pena la perdita di qualsiasi riconoscimento sociale. Le relazioni umane sono quindi gestite sulla base delle dinamiche economiche che garantiscono al singolo la supremazia, o alla peggio la sopravvivenza. Questi meccanismi sono consapevolmente riprodotti nella Coscienza, dove Zeno, meglio di chiunque altro, approfitta a proprio vantaggio del potere che gli deriva dal denaro. La pulsione alla supremazia di cui si è detto, ovviamente ha a che fare con la psicoanalisi e, nello specifico, con la «malattia» di Zeno: la disumanizzazione dei rapporti e l'ipertrofia dell'io causati dal denaro hanno in sé una matrice psicoanalitica, studiata approfonditamente e di cui, in questo elaborato, si farà cenno. Ciò che interessa, però, è l'affermazione che Zeno riesce ad ottenere, prevalendo così sugli «inetti» Alfonso Nitti e Emilio Brentani, condannati ad un tragico epilogo. Il protagonista della Coscienza si confà perfettamente alle dinamiche del capitalismo, conscio di non potervisi opporre e, forse, nemmeno desideroso di farlo. Il ruolo del denaro non sfugge all'intelligenza di Zeno, il quale non si fa scrupoli ad utilizzarlo ogniqualvolta gli sia necessario per raggiungere il proprio scopo.