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Il principale interesse da parte di molte aziende di utilizzare il foraggio verde come fonte di fibra nel razionamento delle bovine dal latte è quello di avere un vantaggio economico e un miglioramento delle caratteristiche nutrizionali del latte. Nei foraggi freschi, la quantità di proteine, carboidrati, acidi organici, acidi grassi polinsaturi, vitamine e provitamine è generalmente più elevata rispetto ai foraggi conservati. Molte di queste sostanze nutritive hanno la caratteristica di essere solubili, quindi si rendono rapidamente disponibili ai batteri ruminali. Queste condizioni comportano un abbassamento del pH rispetto a razioni a base di fieno, e un aumento di ammoniaca. La frazione lipidica merita particolare attenzione, perché nel foraggio verde è presente una maggiore quantità di acidi grassi insaturi, in particolar modo l’acido α-linoleico. Questa concentrazione influenza le caratteristiche del latte; molte ricerche hanno evidenziato che nelle vacche alimentate con foraggio verde aumenta il tasso di acidi grassi polinsaturi (PUFA) nel latte, soprattutto di acido rumeico e vaccenico. A livello sensoriale, sia il latte che i formaggi assumono un colore più giallastro, un sapore di frutta secca, un forte odore di cotto e una maggiore essudazione di grasso. Le principali difficoltà che si riscontrano nell’utilizzo del foraggio verde sono la gestione dei tagli e la loro somministrazione agli animali, che deve avvenire immediatamente dopo la raccolta. Le piante che restano in campo proseguono la maturazione, e la permanenza in campo del foraggio comporta accumulo di sostanze indigeribili (lignina) che portano ad un peggioramento della qualità dei foraggi stessi. La variabilità nella composizione comporta l’impossibilità di formulare delle razioni in cui le caratteristiche nutrizionali risultino costanti nel tempo. Per questo motivo è usuale che le razioni con foraggio verde siano affiancate ad una miscela di concentrati che possa essere modificata in base alle caratteristiche dell’alimento principale. La difficoltà di somministrare una miscela di concentrati corretta risulta più evidente quando le vacche vengono allevate al pascolo, perché ciò comporta un’analisi quasi in tempo reale delle caratteristiche del pascolo. Negli animali al pascolo è quindi molto importante conoscere la composizione floristica e le caratteristiche nutrizionali per formulare delle integrazioni con dei concentrati in grado di coprire tutti i fabbisogni qualitativi e quantitativi; la sostanza secca ingerita al pascolo, infatti, dipende dal tempo di pascolamento, dal numero di morsi e dalla massa di ogni morso, che a sua volta è funzione dall’altezza e della densità del manto erboso. Nonostante queste difficoltà, l’uso del foraggio fresco e del pascolamento sono tipi di razionamento che diverse aziende prendono in considerazione per un forte interesse a livello economico, soprattutto in quelle di dimensioni contenute, o con particolari restrizioni. Grazie a tale utilizzo, inoltre, si ha un miglioramento del latte, nel quale aumenta una classe di nutrienti molto apprezzati e interessanti per la salute del consumatore e per l’attrattiva del prodotto stesso.
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