Nel seguente elaborato cercheremo di analizzare un aspetto alquanto recente degli studi musicologici. Come si fruisce l'opera musicale? In che modo la fruizione, divisa tra percezione e ricezione, influisce sull'operato di musicisti, siano essi creatori o esecutori? Può la ricezione influenzare e determinare alcuni pregiudizi musicali?
Iniziando nel primo capitolo a spiegare la differenza, nell'ascolto musicale, tra percezione, personale e soggettiva e ricezione, appartenente cioè a determinati gruppi sociali, cercheremo di spiegare l'importanza dell'analisi di un musicista, o di un repertorio musicale, dal punto di vista dei suoi ascoltatori. Definendo alcuni macro gruppi sociali, distinti in base a parametri specifici quanto generali, vederemo come questi interagiscono con la musica e con i repertori sempre differenti e in continua evoluzione.
Cercando di chiarire questi aspetti generici, ci inoltreremo in un caso più specifico, per quanto ancora molto generale, il jazz e la sua ricezione nel XX secolo. Il jazz è stato scelto non a caso, in quanto genere musicale di estrema importanza e relativamente giovane. Oltretutto è stato preso in esame proprio perché si presenta come uno dei generi musicali maggiormente influenzato dalla ricezione esterna che ha contribuito ad alimentare determinati cliché, pervenuti fino ai nostri giorni. Cercheremo di capire come e perché si sono creati questi pregiudizi, riguardo la nascita dello stesso genere e riguardo il suo collegamento con il colore della pelle dei musicisti. Chiarendo l'importanza dei costrutti sociali nella determinazione di gusti musicali, vedremo quanto il razzismo, con le sue origini, abbia giocato un ruolo fondamentale nella classificazione musicale. Affronteremo alcuni cliché riguardanti il concetto di "musica nera", termine utilizzato ancora oggi indistintamente, per indicare alcuni precisi generi o stili musicali, vedendo che si tratta di un termine totalmente basato su percezioni generiche e generalizzanti, oltre che derivanti da costrutti culturali e non biologici. Individuando poi un caso ancora più specifico analizzeremo, nel terzo capitolo, la significativa vita di Miles Davis, trombettista nero che cambiò le sorti del jazz e della musica del XX secolo.
In particolare vedremo come si è costruita la sua immagine nel corso degli anni che vanno dal suo arrivo a New York, nel 1944, fino alla pubblicazione di uno dei suoi capolavori, Kind of Blue, avvenuta nel 1959. Questo lavoro risulta particolarmente interessante, sia dal punto di vista tecnico musicale, sia dal punto di vista del contesto e delle influenze, che ricevette e che diede a sua volta.
Composto da un sestetto misto, cosa ancora inusuale per l'epoca, l'album si pone come punto di arrivo e come punto di partenza, cercando di porre la musica sopra ogni altra questione, incontrando il favore di tutti, dagli esperti musicali fino ai semplici ascoltatori occasionali, di qualunque etnia, genere o età.