ITA
La vite viene coltivata in Europa tramite l’innesto della marza di Vitis vinifera spp. su un portainnesto non autoctono, ma originario dell’ecozona neartica. Questa pianta viene coltivata generalmente come monocoltura ed è soggetta agli attacchi di diversi patogeni, sia biotici che abiotici. Il problema principale della vite nel nostro areale geografico è che la co-evoluzione tra la pianta ospite ed il patogeno non è stata possibile, in quanto la maggior parte dei patogeni che attaccano la vite sono originari del Nord America. La vite presenta un sistema immunitario particolare, in quanto non produce sostanze di difesa direttamente correlate al patogeno che la colpisce, ma produce delle sostanze di difesa a carattere generale, che quindi possono essere ostacolo per diversi organismi. Alla base di ciò vi è il riconoscimento pianta-patogeno, grazie alla presenza di particolari segnali molecolari, chiamati elicitori. La vite presenta diversi meccanismi di resistenza: la resistenza sistemica indotta e la resistenza sistemica acquisita. Entrambi questi due tipi di resistenza sono veicolati da alcuni composti chimici che fanno sì che la pianta, riconosciuto il patogeno, inneschi dei segnali che permettano una stimolazione dei meccanismi di resistenza. Le micorrize sono dei funghi simbionti largamente utilizzati in orticoltura e frutticoltura, ed il loro impiego si è diffuso nella viticoltura in Italia più recentemente. Questi funghi sono in grado di aumentare diverse attitudini della pianta ospite, tra cui l’assorbimento di acqua e nutrienti, permettendo alla pianta di effettuare maggiore attività fotosintetica e produrre più metaboliti secondari. La produzione di alcuni di questi metaboliti secondari sono primari per la resistenza a diversi patogeni che colpiscono la vite e perciò la presenza di micorrize permette una maggior produzione di queste sostanze, facendo sì che la pianta divenga più resistente e quindi meno vulnerabile all’insorgenza di malattie. I principali patogeni fungini sono i funghi che colpiscono la parte aerea della pianta, come i funghi Plasmopara viticola e Botrytis cinerea, ed è stato dimostrato che l’impiego delle micorrize permetta una maggior resistenza ad entrambi i patogeni fungini. Inoltre la vite è soggetta anche all’attacco di patogeni abiotici, come la carenza di acqua e sostanze nutritive. In questo caso l’utilizzo delle micorrize è un forte alleato contro l’insorgenza di queste patologie, perché permette l’accrescimento della pianta anche in situazioni di estrema carenza, grazie alla capacità dei funghi micorrizici di esplorare il terreno in profondità ed inoltre le ife fungine hanno delle dimensioni molto ridotte che permettono di poter assorbire nutrienti di difficile reperimento per il solo apparato radicale della vite. L’impiego delle micorrize può dunque avere un impatto positivo sulla diminuzione dei trattamenti fungini che vengono effettuati in viticoltura. Un aspetto importante è che i funghi micorrizici possono permettere un minor utilizzo di sostanze fortemente impattanti sulla microflora del suolo, come il rame. Questo prodotto viene utilizzato per diversi trattamenti, come quelli anti-peronosporici, dunque diversi studi hanno dimostrato che l’impiego delle micorrize può divenire un utile alleato per incrementare la resistenza della vite alle malattie fungine e diminuire la necessità di trattamenti che presentano un elevato impatto ambientale.
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