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Oggetto della seguente tesi è l'analisi del parto anonimo ovvero il diritto riconosciuto alle partorienti dallo Stato di partorire in una struttura sanitaria sotto garanzia di anonimato, ricevendo tutte le cure necessarie per sé e per il nascituro. La ricerca si propone l'obiettivo di esaminare due situazioni degne della medesima importanza: da un lato la necessità di tutela della riservatezza della madre, dall'altro la tutela dell'interesse del figlio a conoscere le proprie origini familiari e genetiche. Ciò premesso la trattazione si articolerà in tre capitoli: nel primo capitolo verrà argomentato il tema della nascita e della filiazione in un contesto teorico e normativo alla luce della riforma del 2013; oggetto del secondo capitolo sarà l'intervento che il servizio sociale ospedaliero mette in atto nel caso di parto anonimo; infine nel terzo capitolo verrà preso in considerazione da una parte il diritto del figlio adottato a conoscere le proprie origini, ma dall'altra tiene conto dell'importanza fondamentale che ha per una donna la scelta dell'anonimato. Ho approfondito il tema prendendo in esame la mia esperienza di tirocinio svolta presso l'ospedale Sant'Anna di Torino. Ciò mi ha permesso di condurre una ricerca empirica caratterizzata da interviste sul campo e dalla rilevazione di dati statistici per capire com'è cambiato il fenomeno relativo all'anonimato e le motivazioni che risiedono alla base di tale scelta. Ritenendo fondamentale, altresì, l'utilizzo di un metodo qualitativo ho condotto delle interviste a diverse figure professionali. I risultati che scaturiscono dalla ricerca mi portano ad affermare che, all'interno del contesto ospedaliero, affinché venga offerto il migliore aiuto alla madre e al bambino è necessario che si adottino delle buone prassi che hanno come scopo quello di fornire una completa informazione alla gestante sulle sue possibilità di scelta, ma anche sulle possibilità di aiuto concreto nel caso la sua decisione sia causa di un disagio economico o psicologico. Continuando nella ricerca è inoltre emerso che ci sono ancora delle lacune da colmare rispetto al diritto del figlio adulto alla conoscenza delle proprie origini familiari e genetiche e al diritto della donna di rimanere anonima. Il disegno di legge 18 giugno 2015 approvato alla Camera, ma non ancora in Senato, è un gran traguardo per i figli che intendono ricercare le proprie origini; ciò non si può dire per quanto riguarda il diritto della madre a rimanere segreta, una questione ancora aperta e fortemente dibattuta. Quale garanzia di anonimato lo stato preserva a queste madri se vi è la possibilità un giorno di veder recapitata presso l'abitazione della donna una raccomandata che la obblighi a presentarsi in tribunale? Al riguardo, dai dati elaborati dall'ospedale Sant'Anna di Torino, significativo e preoccupante è il calo del numero dei parti ¿segreti¿ avvenuti in quest'ultimi anni. La domanda sorge spontanea: sempre meno donne hanno deciso di partorire anonimamente o le stesse sono venute a conoscenza della nuova disposizione di legge e spaventate hanno deciso di intraprendere altre strade? Numerose associazioni e in particolare l'Anfaa (Associazione Nazionale Famiglie Adottive e Affidatarie) si sono battute per affermare che solo la madre ha il diritto di revocare spontaneamente la sua decisione, ma non invece di essere ricercata su iniziativa del figlio.
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