L'elaborato approfondisce le caratteristiche della pratica dello stretching, cioè dei programmi di esercizio fondamentali sia in ambito riabilitativo che sportivo, finalizzati al miglioramento della mobilità articolare ed all'allungamento muscolare. Partendo dalle origini storiche della disciplina, si giunge alle attuali analisi scientifiche, attraverso una revisione ed uno studio delle varie metodologie, utili per ridurre il rischio di infortunio ed incrementare il più possibile i vantaggi.
Il documento, analizzando il sistema muscolo-scheletrico, si concentra particolarmente sul funzionamento della trasmissione neuromuscolare dando evidenza ai recettori propriocettivi, come gli organi tendinei del Golgi ed i fusi neuromuscolari. Successivamente l'elaborato propone una disamina relativa alle varie tecniche di stretching e alle esigenze funzionali a cui possono rispondere: si passa dallo studio dello stretching statico, caratterizzato da un allungamento progressivo e duraturo, all'analisi del metodo dinamico, che tramite l'attivazione neuromuscolare e l'effetto sul flusso sanguigno risulta indicato come attività di riscaldamento pre-competizione. Successivamente il documento propone la valutazione dello stretching attivo, di quello passivo, del metodo balistico, dello stretching isometrico ed anche della Facilitazione Neuromuscolare Propriocettiva (inclusa la sua variante "CRAC"): si evidenziano i meccanismi specifici correlandoli a mirate ricerche sperimentali, al fine di dimostrare l'influenza che ciascun approccio determina sulla flessibilità e sul tono muscolare, i benefici o i rischi se si possono presentare qualora l'uso sia finalizzato alla preparazione atletica, oppure a scopo terapeutico e riabilitativo. Il legame tra stretching e performance riveste particolare rilievo soprattutto in riferimento al ciclo SSC (cioè di allungamento-accorciamento), evidenziando come la scelta del metodo debba dipendere dalla disciplina sportiva e dai movimenti che questa prevede, in modo da prevenire gli infortuni senza ridurre la forza. Viene dato particolare rilievo agli effetti prodotti a lungo termine: dall'allungamento delle fibre al miglioramento della sintesi proteica, offrendo un quadro articolato sul ruolo dello stretching.
The paper delves into the characteristics of stretching practice, that is, the fundamental exercise programs in both rehabilitation and sports, aimed at improving joint mobility and muscle lengthening. Starting from the historical origins of the discipline, we arrive at current scientific analyses, through a review and study of the various methodologies, useful for reducing the risk of injury and increasing the benefits as much as possible. The paper, analyzing the musculoskeletal system, focuses particularly on the functioning of neuromuscular transmission, highlighting proprioceptive receptors, such as the Golgi tendon organs and neuromuscular spindles. Subsequently, the paper proposes an examination of the various stretching techniques and the functional needs to which they can respond: we move from the study of static stretching, characterized by a progressive and lasting lengthening, to the analysis of the dynamic method, which through neuromuscular activation and the effect on blood flow is indicated as a pre-competition warm-up activity. The document then proposes the evaluation of active stretching, passive stretching, the ballistic method, isometric stretching and even Proprioceptive Neuromuscular Facilitation (including its variant "CRAC"): the specific mechanisms are highlighted by correlating them with targeted experimental research, in order to demonstrate the influence that each approach determines on flexibility and muscle tone, the benefits or risks if they may occur when the use is aimed at athletic preparation, or for therapeutic and rehabilitative purposes. The link between stretching and performance is particularly important especially in reference to the SSC cycle (i.e. lengthening-shortening), highlighting how the choice of the method must depend on the sporting discipline and the movements it involves, in order to prevent injuries without reducing strength. Particular emphasis is given to the long-term effects produced: from the lengthening of the fibers to the improvement of protein synthesis, offering a detailed picture of the role of stretching.