I metalli tossici sono tra gli inquinanti più pericolosi sia per la pianta sia per l'uomo, infatti possono sfociare in problemi piuttosto seri per entrambi gli organismi. Una concentrazione troppo alta di metalli tossici può influenzare il vigneto e il vino in modo differente, anche se, in entrambi i casi, la loro presenza genera diversi disagi.
Nel suolo, dove solamente una piccola frazione del contenuto totale di metalli, la parte biodisponibile, è effettivamente a disposizione della pianta, loro determinano degli effetti tossici sui microorganismi del suolo, generando un ambiente ostile per loro nel quale vivere, risultando in una diminuzione della popolazione. Il pH del suolo, gli essudati radicali e la struttura del suolo possono influenzare la mobilità e la biodisponibilità dei metalli. L'assorbimento di una quantità troppo elevata di metalli tossici da parte della pianta può sfociare in una riduzione della crescita, inoltre l'attività enzimatica, la fotosintesi, la respirazione e il metabolismo dell'azoto sono inibiti.
Il contenuto di metalli tossici nella vite, si manifesterà anche nel vino, risultando in problemi di torbidità, ma anche legati all'ossidazione e alla riduzione. La presenza di metalli tossici dà luogo a diversi fenomeni, come le casse ferrica e rameica, il processo ossidativo dei fenoli e dell'etanolo mediata da Fe o Cu e l'incremento dei composti solforati.
Ci sono diverse strategie, agronomiche e enologiche, per ottenere un contenuto accettabile di metalli tossici. Le pratiche agronomiche in grado di ridurre il contenuto di questi metalli sono basate su due concetti, la fitostabilizzazione, cambiando il pH del suolo e influenzando così la mobilità dei metalli, servendosi dell'aggiunta di limo e fertilizzanti organici, e la fitoestrazione, sequestrando i metalli dal suolo, sfruttando piante iperaccumulatrici, acidi organici o non organici e microorganismi.
Lo scopo di questo studio è presentare i principali impatti che scaturiscono dalla presenza di metalli tossici nei vigneti e nei vini, ma anche le pratiche agronomiche più promettenti per combattere questo problema.
Toxic metals are among the most serious pollutants for both plants and humans, in fact they can determine several and very serious problems in both organisms. A too high content of toxic metals could affect vineyards and wines in different ways, even though, in both cases, their presence generates several diseases.
In soil, where only a small fraction of the total metal content, the exchangeable one, is actually available for the plant, they show their toxicity effects on soil microorganisms, by generating a hostile environment for them and decreasing them. Soil pH, root exudates and soil structure could influence the mobility and bioavailability of metals. The absorption of a too high content of toxic metals by the plant could cause a reduced growth, also enzyme activity, photosynthesis, respiration, N-metabolism are inhibited.
Toxic metals content in grapevine later manifests itself in wines, affecting them at turbidity, oxidative and reductive level. The presence of toxic metals determines phenomena as the iron and copper casses, the tartaric precipitation with K and Ca, the oxidative process of phenols and ethanol mediated by Fe or Cu, the increase of the reductive sulfur compounds.
There are different strategies, agronomical and enological, to obtain an acceptable content of toxic metals. The agronomical practices able to reduce the metals content are based on two concepts, the phytostabilization, by changing the soil pH and influencing the metals mobility, by the addition of lime, slags or organic fertilizers, and the phytoextraction, by sequestrating metals from soil, exploiting hyperaccumulators, organic or not-organic acids or microorgansims.
The aim of this study is to present the main impacts that arise from the presence of toxic metals on vineyards and wines and also the more promising agronomical practices to overcome this problem.