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Spike Lee è ben consapevole del passato degli afroamericani, della sua gente, e di come gli Stati Uniti contemporanei si siano fondati sul sudore di questi schiavi e come la schiavitù si sia evoluta in forme di razzismo e discriminazione ai danni della comunità nera. Il vero problema di fondo degli afroamericani è quello identitario. In un'intervista a Cynthia Fuchs, Spike Lee afferma che «il popolo nero è stato spogliato delle proprie identità quando è stato portato qui, e da allora è stata una ricerca per definire chi siamo». Spike Lee sa che se non inverte questa tendenza di rappresentazione, non si potranno vedere risultati positivi e azioni concrete per la sua comunità. Per questo vuole ridare voce al popolo nero per riappropriarsi della loro rappresentazione mediatica, per ottenere equità e distanza. Secondo lui, la cultura dei neri non è appannaggio esclusivo di alcune persone, ma va distinto l'avvicinarsi a tale cultura se spinto da affetto o lo si fa per appropriarsi di essa. Questa riappropriazione passa anche attraverso il corretto uso delle parole tra cui il termine “negro”. Malcom X sosteneva che il termine «sottolinea caratteristiche stereotipate e infamanti e classifica un intero settore dell'umanità in base a delle false conoscenze. […] Quel termine è un'etichetta di schiavitù e contribuisce a perpetuare l'oppressione e la discriminazione». La ricerca identitaria si fonde con l'aspirazione ad una convivenza pacifica tra le diverse culture e quindi ad un maggior grado di integrazione. L'America si è sempre vantata del suo melting pot, è stata definita un crogiolo di razze e culture diverse, ma sotto questo punto di vista ha fallito, viste le continue violenze e discriminazioni che sono avvenute ai danni delle diverse comunità, violenze spesso tra gli afroamericani e i “bianchi”, ma anche tra le stesse minoranze. Quando lo Stato non garantisce uguaglianza, cioè stesse condizioni economico-sociali a tutte le comunità, non fa che aumentare le tensioni della popolazione. In questo elaborato, attraverso l'analisi di alcuni film di Spike lee, andrò ad analizzare l'importanza del quartiere come elemento fondamentale per l'affermazione della propria identità e cultura afroamericana, con tutto quelle contraddizioni che si trascina dietro. La difficile convivenza tra le diverse comunità, non solo con gli americani, fino agli scontri tra gli stessi afroamericani per il predominio su una strada per lo spaccio. La voglia di fuga dal quartiere, ma allo stesso tempo, la paura di perdere la propria cultura e identità, avvicinandosi più all'uomo bianco. Spike lee partendo dalla città di New York, sua città feticcio, che conosce molto bene, usa i suoi quartieri in particolare Harlem e alcuni quartieri di Brooklyn come Bedford-Stuyvesant, per cercare di dare un ritratto più veritiero e sfaccettato della comunità afroamericana che trova nella musica hip hop e nel blues il proprio grido di affermazione identitaria. Tutto ciò senza indicare la giusta via o la soluzione a queste problematiche, ma suscitando interesse nello spettatore sulle stesse, avviando un ragionamento con lui per poi lasciarlo libero di trarre le proprie conclusioni. Compito di un regista non è avere tutte le risposte, ma porre domande, creare dibattito attorno ad un problema. E per questo Spike Lee è un regista necessario.
IMPORT DA TESIONLINE