Attraverso l'analisi del programma RAI Specchio segreto (1964), diretto e scritto da Nanni Loy, viene illustrato come un ibrido televisivo possa rappresentare l'amalgama perfetta tra il formato della candid camera e i principi, stilistici e intellettuali, del cinema verità. Attraverso la descrizione di ogni episodio viene poi sottolineato come Loy insista sulla ricerca di alcune caratteristiche umane, quali la solidarietà, la gentilezza e la cortesia. Non mancheranno le gags esclusivamente ironiche, alcune delle quali rimarranno nella memoria degli spettatori per molti anni. Attraversando una selezione di critiche, sia positive che negative, è possibile ritrovare i sentimenti che suscitò il programma alla sua messa in onda. La comparazione con altri prodotti più datati, sia televisivi che cinematografici, permette di rintracciare le influenze e le contaminazioni che Specchio segreto inevitabilmente subì. In conclusione viene esplicato il tema della persistenza, seppur in vesti differenti, del formato ¿candid camera¿.