Nel corso degli ultimi anni è diventato sempre più importante andare a descrivere l’importanza della relazione tra il costrutto psicologico della resilienza e l’aver esperito esperienze di vita fortemente stressanti, come la malattia del cancro.
Difatti, è diventato sempre più pressante la necessità di far fronte al disagio psichico vissuto dai malati oncologici poiché la guarigione non riguarda solo il recupero fisico ma anche quello dal punto di vista psicologico, emotivo e cognitivo.
Il costrutto psicologico di resilienza richiama la capacità di far fronte in maniera positiva ad eventi traumatici e di riorganizzare la propria vita nonostante le avversità cercando di promuovere benessere.
Ricevere una diagnosi di tumore, insieme alla lunga traiettoria di cura a cui dovrà sottoporsi il paziente, è senz’altro un evento avverso e traumatico che può provocare grande malessere psicologico: tuttavia, nonostante gli esiti psicopatologici, molti individui manifestano abilità resilienti che permettono loro di rispondere positivamente allo stressor, ovvero l’evento esterno stressante.
Risulta così importante trattare la definizione del costrutto di resilienza e gli avanzamenti teorici e concettuali di questa associati al modello di Bronfenbrenner. È, altresì, fondamentale trattare tutti gli aspetti che contribuiscono alla formazione e allo sviluppo della resilienza: partendo dalla teoria dell’attaccamento di Bowlby e continuando analizzando sia i fattori individuali che le risorse esterne. La resilienza viene messa, successivamente, in relazione alla diagnosi di malattia oncologica, dopo averla analizzata sia dal punto di vista biologico, con la definizione di neoplasia, che psicologico trattando le conseguenze psicologiche che può sviluppare la diagnosi di malattia.
Si deduce così che riuscire ad affrontare la malattia non vuol dire essere indenni da emozioni di sconforto e di tristezza ma, al contrario, la possibilità di accogliere queste emozioni, di nominarle, riconoscerle, di non tacerle, di attribuire loro un significato, sembra fare la differenza: è possibile una risposta positiva alla malattia se l’individuo smette di resistere e lottare contro la propria malattia e cerca invece di comprenderne il significato personale. In questo modo, grazie anche ad un percorso di sostegno psicologico individuale o di gruppo (es. SMART), è possibile una crescita post-traumatica grazie alla quale l’esperienza traumatica della malattia rappresenta un’occasione per un cambiamento psicologico positivo: per tanti lo stress dovuto alla malattia stimola una positiva crescita interiore. La PTG, infatti, rappresenta un’esperienza di grande trasformazione, un percorso di grande riflessione che il paziente fa su di sé e attraverso cui guarderà alla propria esistenza più arricchito e trasformato.
Over the past few years, it has become increasingly important to go on to describe the importance of the relationship between the psychological construct of resilience and having experienced highly stressful life experiences, such as cancer illness.
In fact, the need to cope with the psychological distress experienced by cancer patients has become increasingly pressing since recovery is not only about physical recovery but also about recovery from psychological, emotional and cognitive perspectives.
The psychological construct of resilience invokes the ability to cope positively with traumatic events and to reorganize one's life despite adversity while trying to promote well-being.
Receiving a cancer diagnosis, along with the long trajectory of treatment that the patient will have to undergo, is undoubtedly an adverse and traumatic event that can cause great psychological distress: however, despite psychopathological outcomes, many individuals manifest resilient skills that allow them to respond positively to the stressor, i.e., the external stressful event.
It is thus important to deal with the definition of the resilience construct and the theoretical and conceptual advances of it associated with Bronfenbrenner's model. It is, likewise, essential to treat all aspects that contribute to the formation and development of resilience: starting with Bowlby's attachment theory and continuing by analyzing both individual factors and external resources. Resilience is put, next, in relation to the diagnosis of cancer disease, after analyzing it both from the biological point of view, with the definition of neoplasia, and from the psychological point of view by dealing with the psychological consequences that the diagnosis of the disease can develop.
Thus, it is deduced that being able to cope with the disease does not mean being unharmed by emotions of discouragement and sadness, but, on the contrary, the ability to embrace these emotions, to name them, to acknowledge them, to not keep them silent, to attribute meaning to them, seems to make all the difference: a positive response to the disease is possible if the individual stops resisting and struggling against his or her disease and instead seeks to understand its personal meaning. In this way, thanks in part to individual or group psychological support (e.g., SMART), post-traumatic growth is possible through which the traumatic experience of illness represents an opportunity for positive psychological change: for so many, stress due to illness stimulates positive inner growth. PTG, in fact, represents an experience of great transformation, a path of great reflection that the patient makes on himself and through which he will look at his own existence more enriched and transformed.