La presente tesi si suddivide in tre capitoli rappresentanti i tre grandi punti di vista da cui può essere osservato il diritto all'immagine. Il primo di questi parte da un'analisi delle teorie della dottrina tedesca, le quali hanno avuto il merito di introdurre nel mondo giuridico un'attenzione specialmente dedicata alla tutela della persona, per arrivare alle opinioni della dottrina e della giurisprudenza della prima metà del XX° secolo. I dubbi su cui sono sorte le controversie più stimolanti riguardano la considerazione che si ha del concetto di personalità umana. Per quel che riguarda la normativa di riferimento, il diritto all'immagine si divide tra l'art. 10 c.c. e gli artt. 96 e 97 della legge sul Diritto d'Autore, ma la loro formulazione non soddisfa sempre le pretese derivanti dalle dinamiche dei rapporti giuridici; da qui la necessità di studiarlo accanto ad altri diritti della persona, tra i quali spiccano l'originario diritto alla riservatezza e la più recente delineazione del diritto all'identità personale. Dopo aver illustrato le caratteristiche che circoscrivono il diritto in esame, si prosegue con l'evoluzione del suo ambito applicativo: il secondo capitolo si snoda tra la storia del concetto di ¿immagine¿ e numerosi esempi di casi legali fondanti le basi del diritto all'immagine come inteso oggi. La sua costruzione è passata soprattutto attraverso le pagine delle sentenze più autorevoli della giurisprudenza italiana, che si è confrontata con fattispecie relative all'esposizione, alla riproduzione ed alla diffusione dell'immagine. Il file rouge delle controversie è stato il ruolo del consenso della persona fisica lesa: conoscere le forme della sua manifestazione, i limiti legali e le giuste cause di divulgazione sono elementi imprescindibili per giudicare l'illiceità di un presunto atto di violazione della sfera giuridica privata dell'interessato. Tuttavia, qualora determinati limiti non siano stati oltrepassati o la diffusione dell'immagine altrui dipenda da obbiettive cause culturali, di giustizia o di evidente interesse pubblico, verrà attuato un bilanciamento tra il diritto esposto a violazione e il diritto della collettività ad essere informata su avvenimenti di interesse sociale. Tutte queste circostanze risultano spesso connesse ad ipotesi di sfruttamento commerciale dell'immagine ed introducono una doppia caratteristica del diritto: patrimoniale e non patrimoniale, ossia un duplice valore che si riflette soprattutto sul rimedio risarcitorio. A seguito del nuovo orientamento delle "sentenze gemelle" del 2003, è cambiata, oltretutto, la configurazione del risarcimento non patrimoniale: si giunge così a dare nuova vita all'art. 2059 c.c. Il diritto all'immagine ha risentito particolarmente di tale novità giurisprudenziale sul fronte delle persone giuridiche, tanto che si è aperto un orizzonte parallelo alle persone fisiche. Nel terzo ed ultimo capitolo si illustra la riformulazione del termine "immagine" adattato alla condizione giuridica delle entità collettive. L'aspetto che si sottolinea è la sua equivalenza al concetto di "reputazione" nell'ambito dei contratti di sponsorizzazione stipulati tra società private, e al "prestigio" in riferimento, invece, alla Pubblica Amministrazione. Il diritto all'immagine si è così rivelato un argomento piuttosto trasversale, affrontato a più riprese dal giudice civile, dal giudice penale e dalla Corte dei Conti.