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Lo scopo di questo lavoro è di studiare e approfondire alcuni aspetti del mondo femminile mafioso. Ci si è soffermati dapprima sulla concezione tradizionale delle donne di mafia quale modello culturale radicato solidamente. Dopo aver ragionato sulle dinamiche di genere in relazione alla criminalità, è stata presa in analisi la rappresentazione giornalistica delle donne di mafia nel periodo di tempo compreso tra il 1963 e il 1982; si è valutato il cambiamento avvenuto riguardo l'utilizzo dei mezzi di comunicazione da parte delle donne mafiose e del significato che questo ha assunto. Si è cercato di capire che cosa comporti nella realtà essere una donna mafiosa e quali siano le implicazioni e conseguenze. È stata segnalata, inoltre, la notevole importanza del contributo della psicologia in merito alla tematica affrontata. Sono state poi prese in considerazione alcune figure emblematiche di donne di mafia in quanto madri, mogli e sorelle, analizzate le dinamiche del ruolo materno e le differenze presenti a seconda che i figli siano di sesso maschile o femminile. Infine l'attenzione è stata rivolta al ¿paternalismo giudiziario¿, che ha caratterizzato il trattamento giuridico riservato alle donne sotto il profilo del codice penale. Le numerose testimonianze riportate sono state preziose e fondamentali durante tutto il percorso di ricerca e studio. Nelle conclusioni sono emersi ulteriori quesiti che offrono interessanti spunti per altri possibili percorsi di ricerca. In appendice è proposta la trascrizione dell'intervista di Saverio Lodato a Tommaso Buscetta.
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