ITA
Quello che si è scelto di trattare, ovvero la revocazione delle disposizioni testamentarie, è un tema notevolmente circoscritto, ma, ciononostante, denso di problematiche, ad oggi ancora irrisolte. L'istituto in questione, già di per sé estremamente dispersivo (dato l'estrinsecarsi di numerose fattispecie atipiche, il cui studio sarà appunto l'oggetto principale della nostra trattazione), tende ulteriormente a perdere la sua dose di certezza ed affidabilità, se riferito ad un testamento olografo, per sua natura caratterizzato da un'estrema vulnerabilità (perché esposto a manomissioni, falsificazioni e smarrimenti), rispetto a quello pubblico o segreto. Quello della piena revocabilità del testamento, principio cardine della disciplina successoria (che allo stesso tempo va contemperato dall'opposto e parimenti fondamentale principio di conservazione delle disposizioni testamentarie contenute in un precedente testamento non espressamente revocato), è una caratteristica intrinseca dell'atto di ultima volontà, di origine assai remota, che conferma la sua ragion d'essere anche attraverso norme complementari, come quella relativa al divieto dei patti successori, vigente da tempo nel nostro ordinamento, con l'unica, territorialmente assai delimitata, eccezione dei masi chiusi. La ratio dell'istituto è sintetizzabile nelle massima latina ¿ambulatoria enim est voluntas defuncti usque ad vitae supremum exitus¿, assunto che mette chiaramente in risalto la ragione politica della revocabilità, ossia il fatto che non vi è ragione di impedire che la volontà già manifestata possa essere mutata, dal momento che si vuol disporre per dopo la morte e la volontà non deve avere effetto prima di questo momento. L'estrema delicatezza che caratterizza il lavoro dell'interprete che si accinge a tradurre, il più fedelmente possibile, le volontà poco chiare del de cuius revocante, ci ha spinti a prendere in analisi i casi più paradigmatici del panorama giuridico italiano sul tema, e ad affrontarli con un approccio critico, ma allo stesso tempo capace di arrivare a conclusioni certe. La sistematica del nostro lavoro, come si può facilmente dedurre, ha un'impronta casistica e prettamente pratica, pur non mancando di un'ampia introduzione di stampo chiaramente più teorico.
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