Questo lavoro si propone di analizzare i risvolti della giurisprudenza della Corte costituzionale nell'analisi della legge n. 300 del 20 maggio 1970 (Statuto dei lavoratori), ponendo l'attenzione in particolar modo sull'art. 19.
Nel capitolo primo si affronta il tema del lavoro, analizzando il primo comma dell'articolo 1 della Costituzione, l'articolo 4, e come il principio lavorista si concilia nel nostro sistema costituzionale con l'art. 41, cioè la libertà di iniziativa economica privata.
Il secondo capitolo introduce l'art. 39 Cost. sulla libertà sindacale, analizzando la storia e il contenuto di questa e studiando le conseguenze dell'inattuazione del sistema sindacale elaborato dai costituenti.
Il capitolo tre, invece, affronta in modo più preciso l'argomento di questo lavoro; si analizza infatti lo Statuto dei lavoratori, precisamente sul tema delle rappresentanze sindacali aziendali (art. 19), sia nella sua versione originaria, sia in quella post-referendaria. Si affrontano in particolar modo, a partire dagli anni Settanta, i profili di incostituzionalità derivanti dai criteri in esso espressi per la costituzione di r.s.a., fino ad arrivare ai giorni nostri, un periodo in cui il panorama è caratterizzato da una profonda rottura delle relazioni sociali.
L'ultimo capitolo, invece, affronta la recentissima sentenza della Corte costituzionale (la sent. n. 231/2013) e ne studia le argomentazioni che, passo passo, hanno portato la Corte a dichiarare incostituzionale l'art. 19 St. lav., nella parte in cui consentiva la costituzione di r.s.a. ai soli sindacati firmatari del contratto collettivo (di qualsiasi livello) applicato nell'unità produttiva, e non anche a quelli che avessero partecipato alle trattative, senza però poi apporre la firma perchè non concordi con il contenuto dell'accordo. Si accenna in ultimo al recentissimo Accordo tra Confindustria e sindacati (accordo 10 gennaio 2014 - Testo unico sulla rappresentanza) e ai suoi risvolti, alla luce appunto della sentenza n. 231/2013.