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La tesi si concentra sulla realtà delle donne migranti nigeriane a Torino, una presenza molto numerosa nel contesto cittadino e drammaticamente legata al fenomeno della tratta della prostituzione. Sviluppa una riflessione sull'idea di un'antropologia capace di aiutarci a riflettere sull'incontro tra noi e i migranti, affiancandosi ad altre discipline nella ricerca di risposte e modalità efficaci nell'andare incontro alla realtà di questi gruppi. Individua, in questo senso, un campo d'azione preciso: quello dei servizi di cura, intesa dal punto di vista sanitario e sociale, che il territorio torinese offre per rispondere ai bisogni di queste donne, la cui difficile esperienza si lega in maniera molto stretta alle dimensioni della sofferenza, della maternità, della malattia e del disagio sociale che può conseguire a tutte queste condizioni, se vissute in un contesto migratorio spesso caratterizzato da isolamento, violenza e sfruttamento. La ricerca etnografica entra negli spazi di incontro tra queste donne e gli operatori dei servizi predisposti alla loro assistenza con una prospettiva di studio e osservazione finalizzata a individuare stimoli e spunti che possano aiutare a mettere sempre in discussione le pratiche e le modalità di approccio, orientandole ad un punto di vista sempre disposto alla possibilità di cambiare e modificarsi nell'ottica di un continuo miglioramento. La ricerca si concentra sull'osservazione dei luoghi in cui le donne nigeriane a Torino vivono le dimensioni dell'¿attesa¿ e della ¿cura¿. A partire dalle vie della prostituzione, con l'attività delle Unità di Strada che cercano il contatto con le ragazze per offrire aiuto e supporto; entrando nelle sale d'attesa dei consultori e degli ospedali, dove avvengono i primi incontri con operatori e personale sanitario; fino ad arrivare alle comunità di accoglienza, che accompagnano la donna nell'attesa di un futuro migliore.
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