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Per rispondere alle richieste ed esigenze sempre più specifiche dei consumatori, la ricerca cosmetica si è focalizzata sullo sviluppo di una nuova tipologia di emulsioni: le nanoemulsioni. Questo è stato possibile grazie ai recenti sviluppi e scoperte effettuati nel campo delle nanotecnologie e delle nanoscienze, e alla loro maggior accessibilità e fruibilità da parte non solo delle grandi industrie ma anche delle aziende più piccole. Negli ultimi anni le nanotecnologie hanno acquistato sempre maggior rilevanza nell'industria cosmetica, poiché la possibilità di operare in modo mirato e specializzato durante la progettazione e costruzione del cosmetico a ogni livello della linea di produzione, dà la possibilità di preparare sistemi delle dimensioni di pochi nanometri che possiedano proprietà chimico-fisiche uniche. Le nanoemulsioni sono formulazioni eterogenee polifasiche in cui almeno una fase è dispersa sotto forma di gocce in una fase esterna continua, le goccioline di fase interna possiedono dimensioni variabili, ma al massimo dell’ordine delle poche centinaia di nm e, come le emulsioni, si possono suddividere in nanoemulsioni olio-in-acqua e acqua-in-olio. Le nanoemulsioni risultano maggiormente stabili dal punto di vista cinetico, ma non termodinamico, per questo motivo non si possono creare da sole; è necessaria una fonte di energia, meccanica o chimica, per avviare la formazione dell'emulsione. Si possono individuare due differenti metodi di preparazione: High Energy Methods (metodi ad alta energia) e Low Energy Methods (metodi a bassa energia). Nel campo cosmetico sono state studiate principalmente le nanoemulsioni O/A, rispetto alle A/O, e i metodi ad alta energia sono tra quelli più utilizzati, tuttavia i metodi a bassa energia vengono sempre più richiesti dalle industrie in quanto permettono di ridurre i consumi e sono ottimali per quegli ingredienti attivi che risultano facilmente termolabili. Sono tra i sistemi di veicolamento più diffusi che non presentano un target specifico a livello dei tessuti che compongono la pelle, bensì agiscono mediante la promozione della permeazione dello strato più esterno dell'epidermide: lo strato corneo. Tra gli usi più frequenti delle nanoemulsioni in cosmesi, in questa tesi sono stati trattati i solari. Questi prodotti possono ritrovarsi sotto forma di nanoemulsioni prevalentemente di tipo O/A ottenute tramite il metodo di emulsificazione a fase inversa. Un'altra applicazione molto frequente è l'impiego nelle formulazioni anti-aging e di prevenzione del photoaging, per contrastare l'invecchiamento cutaneo correlato al grado di esposizione alle radiazioni solari UV. I patch occhi e le maschere peel-off sono alcuni dei più moderni trend del mercato cosmetico. Questi permettono il diretto contatto con lo strato corneo dell'epidermide e un rilascio graduale nel tempo degli ingredienti cosmetici attivi. La loro composizione è principalmente a base idrofila, data dall’utilizzo di polimeri idrofili come l'alcool polivinilico (PVA) o polisaccaridi (alginati, chitosano). Diventa dunque complesso a livello formulativo integrare grandi quantità di attivi lipofili. Studi recenti hanno dimostrato come le nanoemulsioni possano essere un'ottima base di partenza per creare delle nanodispersioni stabili degli attivi lipofili, come ad esempio l'olio di semi della Punica granatum esterificato (PHE), per poi veicolarli omogeneamente nei patch e film idrofili.
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