L'obiettivo dell'elaborato è analizzare il fenomeno della deflazione, soffermandosi sulle cause, i costi e le politiche economiche adottate per contrastarla, fra le quali spicca il Quantitative Easing recentemente attuato dalla Banca Centrale Europea.
In Macroeconomia la deflazione è un fenomeno che riguarda l'andamento dei prezzi in una determinata area, in particolare rappresenta la prolungata e diffusa diminuzione dei prezzi, da non confondere con la disinflazione che descrive semplicemente un rallentamento del tasso di inflazione.
L'attuale contesto economico europeo, caratterizzato da alternati periodi di stagnazione e depressione economica, vede la deflazione rappresentare la grande minaccia che sta preoccupando gli economisti e le autorità monetarie e governative. Si tratta di un fenomeno pericoloso e particolarmente complesso da affrontare, in grado di innescare un circolo vizioso che si autoalimenta portando a quella che è nota come spirale deflazionistica.
La contrazione dei prezzi genera un'aspettativa di ulteriori riduzioni future dei prezzi: la tendenza dei consumatori nei periodi di deflazione è, infatti, quella di rimandare gli acquisti nell'attesa che il prezzo dei beni cali ulteriormente. Stesso discorso per le imprese, le quali da un lato sono invogliate a rimandare nel tempo gli investimenti produttivi, dall'altro vedono ridurre i profitti in seguito alla diminuzione dei consumi. Il rischio è che l'economia subisca una paralisi, determinando un conseguente crollo della Domanda Aggregata (Paul Krugman, 2013). Conseguenza diretta di questo scenario spaventoso è l'aumento della disoccupazione, registrata nella maggior parte dei Paesi Europei, la quale va ad aggravare ulteriormente la crisi economica dell'Eurozona.
La Teoria della ¿Debt-Deflation¿, che sarà approfondita nei capitoli successivi, è utilizzata per spiegare un secondo effetto nefasto della deflazione riguardante il debito. Se, svalutando la moneta, l'inflazione aiuta i debitori a rimborsare i loro debiti andando a diminuire in termini reali il valore da rimborsare, in presenza di deflazione la situazione diventa insostenibile per i debitori che devono rimborsare capitali più ¿pesanti¿ in termini reali. Ciò determina un pericolo anche per i creditori che rischiano di non recuperare i loro prestiti da debitori diventati sostanzialmente insolventi. Questo problema riguarda non solo il debitore privato, ma soprattutto i Paesi con altissimo Debito Pubblico come l'Italia: il rapporto Debito Pubblico / PIL ha come numeratore il valore del debito, mentre come denominatore il PIL nominale. Maggiore è l'inflazione, maggiore è il valore del denominatore, anche in assenza di crescita reale, per il solo fatto che i prezzi aumentano. Al contrario la deflazione riduce il valore del PIL nominale, rendendo tale rapporto sempre più elevato e potenzialmente insostenibile.
Secondo le rilevazioni statistiche ufficiali, l'Europa è entrata in deflazione a partire da Dicembre 2014, quando il livello dei prezzi ha fatto segnare una flessione dello 0,2% su base annua (EUROSTAT, 2015). Progressivamente il tasso di inflazione si è prima azzerato per poi passare al segno negativo nei 19 Paesi dell'Euro, o in quasi tutti.