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L'infarto miocardico acuto (IMA) avviene in seguito a ischemia prolungata e costituisce una delle principali cause di mortalità e morbilità al Mondo. Nei pazienti colpiti da IMA i danni al miocardio sono causati sia dall'ischemia sia dalla successiva riperfusione (danni da I/R). Per questo motivo negli anni sono state sviluppate diverse strategie per limitare tali danni tra cui il PostCondizionamento (PostC), in cui brevi intervalli di I/R applicati dopo un'ischemia prolungata proteggono il cuore dai danni indotti da I/R. In questo meccanismo di cardioprotezione sono coinvolte diverse vie di segnalazione intracellulari come la via NO/cGMP/PKG, la via 'Reperfusion Injury Salvage Kinases'(RISK) e la via 'Survival Activating Factor Enhancement'(SAFE). Il PostC può essere innescato sia meccanicamente (I-PostC) sia farmacologicamente (P-PostC) mediante infusione di agenti cardioprotettivi. L'obestatina (Obe) è un peptide di 23 aa. scoperto nel 2005 e codificato dal gene della grelina. Origina dalla porzione carbossi-terminale di un precursore, la progrelina, mentre la grelina deriva dalla parte ammino-terminale. Questi due ormoni peptidici sono sintetizzati prevalentemente a livello gastrico e hanno azioni biologiche opposte, per esempio sul food intake. L'obestatina ha anche un ruolo importante sulla funzionalità cardiaca. In uno studio recente è stato dimostrato l'effetto cardioprotettivo del peptide contro i danni secondari ad un evento ischemico; l'obestatina riduce l'area del tessuto cardiaco colpito da infarto e migliora la contrattilità cardiaca in cuori di ratto ex vivo pretrattati con il peptide. Lo scopo di questo lavoro è verificare se l'obestatina possa mediare un effetto protettivo contro i danni da I/R nel miocardio quando somministrata durante i primi minuti della riperfusione e indagare la sua via di cardioprotezione. Gli esperimenti sono stati condotti su cuori di ratto isolati e perfusi secondo il metodo Langendorff. Tutti i cuori sono stati stabilizzati per 20 min e sottoposti ad un protocollo di 30 min di I e 120 min di R (I/R). Un gruppo di animali è stato poi trattato con Obe nei primi 20 min di riperfusione; altri 5 gruppi sono stati trattati con inibitori specifici da soli durante gli ultimi 5 min di stabilizzazione e in presenza di Obe nei primi 20 min di riperfusione: inibitore della PKC (cheleritrina), inibitore della NOS (L-NIO), inibitore dei canali mitoKATP (5-HD), inibitore della guanilato ciclasi solubile (ODQ) o scavenger dei ROS (NAC). Sono stati valutati gli effetti dell'obestatina sull'area d'infarto mediante colorazione con nitro-blu di tetrazolio. Sono stati analizzati anche alcuni parametri emodinamici come la pressione telediastolica ventricolare sinistra (LVEDP), la pressione sviluppata dal ventricolo (dLVP) e l'indice di contrattilità (dP/dtmax). L'obestatina riduce le dimensioni dell'infarto nei cuori trattati rispetto ai cuori non trattati; inoltre aumenta dLVP e dP/dtmax, migliorando la funzionalità cardiaca. Gli inibitori annullano l'effetto protettivo dell'Obe. In conclusione, i risultati suggeriscono un ruolo cardioprotettivo dell'obestatina somministrata all'inizio della riperfusione. La sua azione protettiva contro i danni da I/R nel cuore è mediata da una via di segnalazione intracellulare in cui sono coinvolti cGMP, NO, ROS, PKC e i canali mitocondriali mitoKATP. I dati ottenuti suggeriscono un potenziale impiego dell'obestatina ad uso terapeutico in pazienti umani con patologie cardiache.
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