La lettura favorisce lo sviluppo cognitivo e affettivo-relazionale già a partire dai primi anni di vita. Leggere ad alta voce storie in contesti 0-6 presuppone l’utilizzo di un supporto scritto come un libro cartaceo. In passato, invece, la voce e la memoria venne sfruttata come mezzo per trasmettere oralmente tradizioni e racconti di determinate popolazioni. Fin dalle culture ad oralità primaria come gli aedi greci e il loro recitare opere ed essere ascoltati da un pubblico, la tradizione orale del narrare fiabe (e la metanarrazione presente in molte opere dal Decameron Boccacciano a “Le mille e una notte”) per arrivare alla lettura ad alta voce come la realtà italiana di “Nati per leggere”.
In particolare, quest’ultima promuove la lettura del genitore/adulto verso il bambino al fine di rafforzarne la relazione e, in aggiunta, dà beneficio allo sviluppo cognitivo e del linguaggio (in particolare quello recettivo).
L’oralità, infatti, ha una funzione "antropopoietica", in chiave di formazione della persona. La ricerca di C. Turnbull vuole dimostrare l’importanza dell’oralità per costruire il rapporto genitore-figlio.
Letture, narrazioni orali e storie si intrecciano anche nei percorsi avviati in molti comuni italiani dalle biblioteche comunali con i Silent books dove è possibile raccontare il proprio sé anche senza condividere la stessa lingua. Ancora altre realtà, come nelle case protette, il racconto di un libro può costruire relazioni positive trasportando l’immaginazione verso il mondo al di fuori del carcere.