Le attuali ricerche scientifiche hanno dimostrato quanto sia importante l’utilizzo di fonti di
energia rinnovabile per combattere il problema del riscaldamento globale, derivante
principalmente dall’utilizzo di combustibili fossili.
In questo contesto, l’elaborato esamina il processo di digestione anaerobica (DA), un
processo microbiologico che avviene in condizioni di anaerobiosi e in grado di trasformare
la sostanza organica in biogas, una miscela composta da 45-70% di metano, la restante
parte da biossido di carbonio (CO2) e da altri gas presenti in tracce. Il biogas può essere
utilizzato tal quale per la produzione combinata di energia elettrica e termica, o può essere
sottoposto ad un processo di upgrading che porta alla produzione di biometano.
Quest’ultimo, grazie alla sua concentrazione in metano che è pari a circa il 98%, può essere
iniettato nella rete del gas naturale, oppure utilizzato come combustibile per autotrazione.
Il processo di upgrading consente di rimuovere, attraverso tecniche opportune, tutte le
sostanze che compongono il biogas e che non siano metano (es. CO2, l’ossido di carbonio,
l’azoto, l’idrogeno e l’idrogeno solforato).
Sebbene gli impianti di DA siano alimentati prevalentemente con miscele di reflui
zootecnici e biomasse dedicate (o residuali) di origine agricola, i sottoprodotti alimentari
hanno caratteristiche tali da renderli idonei ad essere convertiti in biogas.
In questo contesto, dopo una breve descrizione delle attuali problematiche ambientali e
del processo di digestione anaerobica, la relazione prende in esame due casi studio.
Nel primo caso studio sono state condotte prove finalizzate a valutare il BMP (Biochemical
Methane Potential) di diverse biomasse: letame bovino, pollina, buccette di pomodoro,
insilati di colture energetiche, vinacce, sanse di oliva, siero di latte e polpa di agrumi. Le
medesime biomasse, in percentuali variabili, sono state successivamente sottoposte a
prove di digestione anaerobica in digestori continui da laboratorio. In entrambi i test
condotti, le rese in biogas dei sottoprodotti agroindustriali si è rivelata idonea ad un loro
impiego in impianti in scala reale.
Il secondo studio ha voluto esaminare l’utilizzo di piccole percentuali (5-10%) di
sottoprodotti nella miscela di alimentazione di un impianto di biogas adibito alla digestione
di fanghi di depurazione. In particolare, tra i sottoprodotti utilizzati si ricordano rifiuti
alimentari, glicerolo, siero di latte, vinacce e letame ovino. Anche in questo secondo caso
studio, l’impiego di sottoprodotti si è dimostrato una strategia vincente nell’incrementare
la resa in biogas dell’impianto di digestione anaerobica.
Al di là dei promettenti risultati ottenuti nei due casi studio, va sottolineato che
nell’alimentazione degli impianti, la sostituzione di parte delle colture energetiche con
sottoprodotti (anche agroalimentari) consente di aumentare la sostenibilità ambientale del
processo di digestione anaerobica. La loro co-digestione può quindi essere un'opzione
interessante nell’ottica di migliorare la produzione di biogas di alcuni impianti, di
aumentare il credito ambientale di questa tecnologia rispetto all’impiego dei combustibili
fossili e di produrre bioenergia da biomasse spesso prive di valore economico.