Ci troviamo ad un punto della ricerca neuroscientifica che vede il collasso di tutti quei tentativi di spiegazione di una verità che rende conto solo della nostra “terza persona” (cioè i nostri correlati neuronali), utilizzando il brain imaging e i dati empirici connessi solo per confermare un “modello preconcetto di mente disincarnata” valido a priori. La ricerca infatti deve iniziare a fare i conti anche con la nostra “prima persona”, ovvero le nostre esperienze, attraverso l’approccio della cognizione incarnata (embodied cognition). Questo approccio rivendica la necessità di affiancare ai tradizionali strumenti di ricerca, il brain imaging, - in particolare gli studi a cui facciamo riferimento si sono avvalsi principalmente dell’elettroencefalografia (EEG) ad alta densità - “un’analisi fenomenologica dettagliata dei processi percettivi, motori e cognitivi” coinvolti. L’approccio fenomenologico quindi ci permette di considerare la nostra mente come incarnata, cioè qualcosa di inscindibile dal corpo che abita. La prospettiva adottata è quella “enattiva”, propria delle teorie embodied, che vede come padri spirituali Husserl e Meralu-Ponty. Il punto focale dell’elaborato si propone di essere l’analisi del concetto di intersoggettività, superando il modo in cui è stata definita dal congnitivismo classico, poiché essa (come vedremo) non si risolve solo attraverso i meccanismi linguistico inferenziali della cosiddetta Teoria della Mente. Il passo successivo è quello di esporre la teoria della Simulazione Incarnata di Vittorio Gallese, che ci permette di allargare il concetto di intersoggettività. La teoria parte dalla scoperta dei neuroni specchio, di Giacomo Rizzolatti e dell’equipe parmense, nel macaco e dei meccanismi di rispecchiamento della mente umana. Nello specifico vediamo come la simulazione incarnata è un processo che permette all’uomo di definire dinamicamente e contingentalmente la nostra identità storica, grazie alla nostra e altrui esperienza ed alla relazione tra le due. Da un punto di vista pratico, vengono portate in esempio delle evidenze empiriche, grazie agli studi di Gallese sulle neuroscienze e le varie forme di narrazione mediata (in questo caso il cinema e la macchina da presa). Andiamo quindi a vedere come la simulazione incarnata veicoli il rapporto tra spettatore e immagine, ritrovandoci a descrivere un processo molto complesso che non coinvolge solo la dimensione visiva, ma anche e soprattutto quella motoria. Arriviamo ad una nuova nozione di intersoggettività definita come intercorporeità. Questo nuovo sistema motorio non è adibito solo all’esecuzione, ma anche all’azione, alla percezione e all’immaginazione, “che sono parole e concetti che descrivono modalità differenti ma indissolubilmente legate dall’essenza incarnata e relazionale degli esseri viventi, uomo incluso”. Si apre cosi una strada importantissima che collega la cognizione motoria all’intersoggettività, diventando un elemento cardine all’interno dei processi di relazione con il mondo.
We are at a point in neuroscientific research that sees the collapse of all those attempts to explain a truth that only takes account of our "third person" (that is, our neuronal correlates), using brain imaging and related empirical data only to confirm a “preconceived model of the disembodied mind” valid a priori. In fact, research must also begin to deal with our "first person", or our experiences, through the approach of embodied cognition. This approach claims the need to combine traditional research tools with brain imaging - in particular the studies to which we refer mainly made use of high-density electroencephalography (EEG) - "a detailed phenomenological analysis of perceptual processes, motor and cognitive” involved. The phenomenological approach therefore allows us to consider our mind as embodied, that is, something inseparable from the body it inhabits. The perspective adopted is the "enactive" one, typical of embodied theories, which sees Husserl and Meralu-Ponty as spiritual fathers. The focal point of the paper aims to be the analysis of the concept of intersubjectivity, going beyond the way it was defined by classical cognitivism, since it (as we will see) is not resolved only through the linguistic inferential mechanisms of the so-called Theory of Mind . The next step is to expose Vittorio Gallese's theory of Incarnate Simulation, which allows us to broaden the concept of intersubjectivity. The theory starts from the discovery of mirror neurons, by Giacomo Rizzolatti and the Parma team, in the macaque and the mirroring mechanisms of the human mind. Specifically, we see how embodied simulation is a process that allows man to dynamically and contingently define our historical identity, thanks to our and other people's experience and the relationship between the two. From a practical point of view, empirical evidence is used as an example, thanks to Gallese's studies on neuroscience and the various forms of mediated narration (in this case cinema and the camera). So let's go and see how embodied simulation conveys the relationship between viewer and image, finding ourselves describing a very complex process that not only involves the visual dimension, but also and above all the motor one. We arrive at a new notion of intersubjectivity defined as intercorporeity. This new motor system is not only used for execution, but also for action, perception and imagination, "which are words and concepts that describe different modalities but inextricably linked by the embodied and relational essence of living beings, including man ”. This opens up a very important road that connects motor cognition to intersubjectivity, becoming a key element within the processes of relating to the world.