ITA
Il cinema sperimentale è un genere cinematografico che fugge da una precisa definizione, che inevitabilmente si intreccia con le altre arti dando vita ad una forma ibrida. Dall'impossibilità di essere ingabbiato in canoni precisi, ne deriva il suo isolamento. Esso è fin dalle origini relegato ai margini di un circuito non ufficiale: eppure, (r)esiste, rispondendo a logiche e meccanismi distributivi propri. Le prime strutture di distribuzione nascono negli anni Sessanta. Sono cooperative che prendono come modello ideologico, poetico e organizzativo la Film-Makers' Cooperative di New York, fondata nel 1962 dai membri dei New American Cinema Group. Jonas Mekas e Adam P. Sitney decidono di portare il loro cinema il più lontano possibile: la loro rassegna “The New American Cinema Exposition” arriverà in Europa, toccando nel 1967 differenti città, tra cui Parigi e Torino. Al di fuori del sistema distributivo dominante, ogni società risponde a logiche proprie, costretta ad affrontare numerose sfide, a partire dalla sensibilizzazione del genere cinematografico in questione, sconosciuto e ignorato dalla maggioranza della critica e dal pubblico comune. Se questo isolamento può sembrare una condanna, è oltremodo una possibilità di sperimentare forme distributive nuove, talvolta vincenti, che possono in aggiunta fungere da modello per le società indipendenti e commerciali, da sempre in lotta con i meccanismi di diffusione legati alla catena cinematografica, specialmente nel nostro paese. La mia ricerca verte attorno all'analisi di alcune di esse, in particolare la Film-Makers' Cooperative di New York, Light Cone e Re:Voir Vidéo di Parigi. I destini di queste strutture sono legati alla tradizione e alla continuità cinematografica sperimentale del luogo in cui si trovano: New York ospita la più longeva cooperativa nonché il più grande archivio di cinema sperimentale; la Francia è il paese con più cooperative e società attive. L'Italia, invece, dopo decenni di omertà sta tentando un recupero e una divulgazione del patrimonio sperimentale, nazionale e non. Per ogni società ne è stato analizzato il contesto storico e l'andamento attuale: in particolare, la costituzione del catalogo, i problemi legati al supporto filmico, alla preservazione e digitalizzazione di collezioni contenenti centinaia di opere, il rapporto con le istituzioni, la questione finanziaria, le strategie di rinnovamento e promozionali intraprese. ​Vedremo come, lo studio dei modelli di distribuzione di cinema sperimentale possa essere da esempio e stimolo per un ripensamento del ruolo culturale del distributore nel nostro Paese.
IMPORT DA TESIONLINE