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Nel presente elaborato è indagata la correlazione tra il microbiota intestinale e l’attività fisica, intesa in termini sia di prestazione fisiologica del tessuto muscolare scheletrico sia di motivazione nell’allenamento. In merito al mondo dello sport e al miglioramento della prestazione fisica si possono trovare informazioni contrastanti sull’impiego di particolari diete o integratori; l’obiettivo della ricerca svolta è portare l’attenzione su un aspetto alla base del benessere dell’individuo. L’analisi è incentrata sul microbiota intestinale, in quanto una stabile e ricca microflora è indispensabile per l’omeostasi intestinale, necessaria per un’efficiente segnalazione lungo l’asse intestino-cervello e per un buono stato di salute (1). Nonostante diversità soggettive e salvo condizioni patologiche non trattate in questa sede, il microbiota rappresenta un aspetto controllabile da parte dell’individuo ed è stato recentemente ipotizzato che la sua corretta composizione porti benefici alla prestazione fisica. L’associazione tra l’esercizio e la composizione del microbiota intestinale sembra essere bidirezionale e comprende i concetti di asse intestino-cervello ed asse intestino muscolo (2). L’obiettivo è indagare questa connessione descrivendo le modalità con le quali il microbiota influenza la prestazione fisica e fornire evidenza che la dieta e l’attività motoria possono migliorare in modo sinergico le condizioni dello stesso. Il tratto gastrointestinale dell’uomo ospita circa 1000 specie batteriche, il cui genoma totale, il microbioma, contiene un set di geni 150 volte maggiore di quello del genoma umano (1). Il microbiota intestinale è costituito principalmente da microrganismi anaerobi, appartenenti a due phyla principali: Bacteroidetes e Firmicutes (1). L’abbondanza di specie batteriche a livello intestinale è necessaria alla fermentazione di alimenti non digeribili dal nostro sistema gastrointestinale. Tale processo rende disponibili nuove molecole, come vitamine, neurotrasmettitori e acidi grassi a catena corta (SCFAs), quest’ultimi sono un’importante fonte energetica per epatociti ed enterociti e mediatori nell’asse intestino-cervello. È stato dimostrato che altre funzioni di un microbiota sano sono: regolare il metabolismo muscolare con effetti sull’utilizzo di energia durante l’esercizio e il successivo recupero (2), facilitare la peristalsi intestinale, prevenire l’insediamento di microrganismi patogeni, mediare lo sviluppo del tessuto linfoide associato dalla mucosa intestinale (1), mantenere la funzionalità della barriera gastrointestinale e influenzare le funzioni cognitive (2). Molte malattie ad etiologia multifattoriale, come diabete, obesità e malattie coronariche, sono associate ad un’alterata composizione del microbiota, il quale viene considerato un fattore ambientale di grande rilevanza (1). Lo svolgimento di attività fisica determina ben noti benefici sul metabolismo e sul sistema immunitario, mentre gli effetti sul microbiota intestinale sono meno studiati (2). Alcuni studi dimostrano la forte correlazione tra l’esercizio fisico e una maggiore diversità microbica intestinale accompagnata dalla presenza di specie batteriche associate alla salute dell’ospite. Recenti analisi hanno ipotizzato che il lattato, prodotto dal muscolo scheletrico dell’ospite durante l’esercizio anaerobico, entri nel lume intestinale attraverso la circolazione, determinando un vantaggio selettivo nei confronti delle specie che utilizzano questa molecola a livello del colon, le quali producono metaboliti, come il propionato, che migliora la prestazione fisica (2).
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